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 Convegno organizzato alla sala "Fornace Carotta" (PD) il 31.3.2006... di Cittadini Attivi
 
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Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo...

Voltaire
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Armando Della Bella (del 07/08/2014 @ 20:01:08, in Politica, linkato 2581 volte)

Con settembre si chiude il periodo dell’anno dedicato alle ferie. Ebbene quest’anno la metà' degli italiani non è andata in vacanza. Così, se nel 2010 la percentuale dei vacanzieri sfiorava l'80%, quest'anno la stessa frana al 58%, causa la crisi. Nel primo semestre 2013 l'occupazione si è ridotta di 407 mila unità (-1,8%). A fine giugno scorso, il numero dei lavoratori occupati (22,5 milioni circa), ha raggiunto il valore più basso del secolo, mentre il tasso di disoccupazione ha toccato il livello record del 12,2% - per la prima volta superiore alla media europea (12,1%) - con oltre tre milioni di senza lavoro. Numeri importanti per le donne (12,9%) e per i giovani la cui media tocca il 39,1%. In Italia meno di due lavoratori dipendenti su 10, nel settore privato, sono laureati, contro una media europea di 3 e punte di 4 su 10 in Gran Bretagna e Spagna. E tra i lavoratori italiani dotati di laurea, molti svolgono attività che richiedono competenze minori, un fenomeno, questo, in forte aumento.

Sono 15,7 i miliardi che lo Stato ha deciso di anticipare per pagare i debiti alle imprese, sui 20 previsti nel 2013, su un totale stimato dalla Banca d’Italia pari a 91 miliardi (media per impresa 422.287 euro) decisione presa col “Decreto del fare” con il quale però sono anche stati decisi gli aumenti al 101% degli acconti Irap e Ires. La PA italiana paga, in media,con 180 gg di ritardo quando Paesi in peggiori condizioni - Grecia (168)e Spagna (153) - fanno meglio di noi. Una delle conseguenze è la migrazione delle aziende, ad esempio quelle del Nord-Est verso la Carinzia. Fino ad oggi 312 insediamenti sono stati accompagnati oltre confine con la creazione di complessivi 5.700 posti di lavoro cosa del tutto comprensibile alla luce del fatto che la pressione fiscale complessiva sulle imprese è pari al 53,10% in Austria, al 34,70% in Slovenia e al 68,30% in Italia. In Italia si sono imposte tasse che non hanno avuto un impatto positivo per l settore produttivo dell'economia e allo stesso tempo non si è tagliata abbastanza la spesa. La classifica della competitività per sistema-Paese vede la Germania al 20° posto, la Francia al 34°, la Spagna al 44° e 'Italia addirittura al 73° posto, ben lontana dalla Spagna, con un rapporto debito/PIL che sfiora il 130% secondo, nella UE, solo alla Grecia (160%).

Il 14 agosto 2013 è stato il giorno dell'uscita dalla recessione per l’eurozona: Germania +0,7%, Francia +0,5%, Finlandia+0,7%, Portogallo +1,1%. Fuori dell’eurozona, la Gran Bretagna segna un +0,6%. Resta indietro l'Italia il cui Pil, nel secondo trimestre, e' invece calato ancora dello 0,2%.

Solo in Italia, una società, la Apple, nonostante nel 2012 abbia raddoppiato le vendite, riesce a far registrare un rosso di 11,5 milioni in forza del quale, non solo lascia a secco il fisco italiano, ma addirittura matura un credito di 2,5 milioni mentre in Irlanda macina miliardi di profitti sottoposti ad aliquote fiscali irrisorie. La Corte dei Conti rivela che la sottrazione di base imponibile Iva, nel 2011, ammonta a circa 250 miliardi, con una conseguente perdita annua di gettito dell'ordine di circa 46 miliardi (28% del gettito potenziale). Da gennaio a oggi la GdF ha scoperto 4.933 evasori totali. Hanno nascosto redditi per 17,5 miliardi di euro mentre nei primi sei mesi del 2013 il dato dell'evasione contributiva accertata,pari a oltre 260 milioni, e' più' che raddoppiato (+117%). Nel contempo, sempre in Italia, continua a crescere l'imprenditoria cinese. Nel 2012 hanno superato le 62.200 unità, +34,7% rispetto al 2008 e la Cgia di Mestre precisa che «buona parte di queste attività si sono affermate eludendo gli obblighi fiscali e contributivi e aggirando le norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro».

In questo contesto, le principali preoccupazioni della classe politica italiana di questi ultimi mesi sono state l’agibilità politica del Presidente Silvio Berlusconi e la presunta mancanza della casella prigione nel gioco del “Monopoli”.

 

Armando Della Bella 
copyright © agosto 2013

 
Di Armando Della Bella (del 30/09/2013 @ 18:17:32, in Politica, linkato 2397 volte)

«Sai contare? Sai camminare?» «Si! Penso di si!» «Allora forza! Conta e cammina! dai... 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8... 90, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99 e 100!» Cento sono i passi che servono a Cinisi (PA) per colmare la distanza tra la casa della famiglia Impastato e quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti ed è sulle note della canzone “I cento passi” ispirata all’omonimo film di Marco Tullio Giordana che il nuovo segretario politico Ignazio Messina apre e chiude, a Sansepolcro (AR), il primo incontro della nuova Italia dei Valori post congresso, un appuntamento che, a fine giugno scorso, si rivelò assai combattuto, lacerante, condito da sospetti di brogli elettorali e tesseramenti troppo facili.

Riuscirà il buon Messina a traghettare il partito verso la sponda del pidimenoelle, a percorrere i cento (mille? un milione?) passi verso un nuovo dialogo col centrosinistra, così come più volte auspicato dal palco? Difficile dirlo, anzi difficilissimo, quasi impossibile se il futuro leader dei progressisti sarà, come assai probabile, l’ex boy-scout Matteo Renzi. Saranno anche cento i passi da fare, ma politicamente son passi del gambero. Nel frattempo cambia il simbolo, sparisce il nome Di Pietro, il gabbiano viene liberato dal “cerchio magico” che gli impediva di volare alto e compare nel logo il vessillo nazionale quale richiamo alla Costituzione.

Di Pietro? Dopo i saluti iniziali del neo tesoriere del partito Ivan Rota, molto abile nel gestire il microfono al punto tale da far impallidire il sempre abbronzato Carlo Conti, proprio al presidente onorario tocca dare il la alla parte politica. Il suo è un mea culpa a tutto tondo, sono stati commessi errori di cui si assume la responsabilità, la sua è una virata di 180° gradi «dobbiamo uscire dal mero settarismo protestatario, l’Italia dei Valori non può più presentarsi al Paese in nome di una persona sola», parla di un partito che ha setacciato “traditori e venduti”«erano entrate delle persone per farsi gli affari suoi, persone non sempre scelte nel modo giusto» - perché ora «chi sta di qua è perché ci crede», rivendica il suo ruolo di semplice iscritto e confessa, con umanità, «che prima o dopo le forze ti lasciano». Eppure la base del partito, composta nella prima ora in gran parte da neofiti della politica ma assai convinti dei “valori” fondanti il movimento, più volte aveva segnalato ai vertici dello stesso le epurazioni che i vari “mosconi verdi” (per dirla in dipietrese), spesso riciclati da altri partiti, operavano sul territorio. Ma tant’è, e ora ci si lecca le profonde ferite.

Ora, ammette il Presidente con tristezza e sofferenza, l’operazione Mani Pulite è consegnata alla storia, la bambina chiede alla mamma che si fa fotografare vicino a Di Pietro: «Mamma, ma chi è? Un attore?». Rilancia sui temi di sempre, dalla protesta alla proposta, la foto di Vasto per una vera alternativa di governo, la difesa della Costituzione, il partito di lotta ma anche di governo. In verità, nulla di nuovo, ma cavalli di battaglia più volte giocati dall’IdV sul parterre della politica. Un Di Pietro che, al microfono, con l’occhiale di trequarti, appare stanco, affaticato dopo quindici anni di attività politica sempre passati davanti alle sue truppe.

Ma ecco il colpo di teatro, il tono della voce sale, si rimbocca le maniche, l’occhio si illumina sanguigno, lo sguardo diventa istrionico, il Di Pietro di sempre esplode: appare un video, assai datato, dove Berlusconi dichiara che in politica i condannati per evasione fiscale dovrebbero farsi da parte. «Per la prima volta nella mia vita sono d’accordo con lui!» urla ad una platea che, in piedi, si spella le mani, salvo poi rinverdire la battaglia politica di sempre: «ma che Stato di diritto è quello che vota una sentenza?».

Dura per il nuovo segretario Messina superare l’identità del “padre padrone”. Ci prova snocciolando una sequenza di obiettivi politici su cui incanalare il partito, proclama concretezza, cerca l’applauso, blandisce il parterre «purtroppo non abbiamo cacciato a calci nel sedere chi se lo meritava!». Rispetto all’incendiario Presidente, egli appare al pari di un diesel. Vuole politicamente distinguersi dai grillini, che più volte, con ironia, chiama “surgelati”, però rivendica per il partito battaglie politiche che, in realtà, il M5S già sostiene in Parlamento, dalla difesa della Costituzione e dell’intoccabilità dell’articolo 138 al voto segreto al Senato sulla decadenza del Cavaliere, dall’inopportuna nomina di Giuliano Amato alla Corte Costituzionale alla necessità di sottoporre a referendum popolare ogni modifica costituzionale.

Accusa Grillo di non aver dato vita al governo di centrosinistra, «di non aver chiesto (a Bersani ndr) almeno tre ministeri», perché «il loro congelamento ha prodotto Berlusconi al governo». Dimostra insofferenza per l’invasione di campo grillina e prova a smarcarsi chiarendo che il suo non «sarà mai un partito che va sui tetti» perché, chiarisce «noi le riforme le faremo in aula». Peccato che il popolo italiano ora l’Italia dei Valori, in Parlamento, non ce l’ha proprio mandata. Ma il plagio grillino non si ferma qui, ce n’è anche per chi dei suoi, tradito dalla debolezza umana, vorrebbe cogliere un po’ di visibilità in televisione: «consiglio a voi di non andare in TV dove si parla di scandali…». Purtroppo, continua Messina, «coi surgelati non cucini, devi aspettare che si scongelino e poi magari trovi che sono pure andati a male». Ma non sono solo i “surgelati” il nemico da combattere politicamente ma anche i referendum sulla Giustizia promossi dal Partito Radicale, fatta eccezione per quello sul rientro nelle funzioni proprie dei magistrati fuori ruolo.

Un partito, l’IdV, che ora soffre un isolamento mediatico anche se il segretario cerca di rassicurare i suoi affermando che «le trasmissioni televisive ci quotano, pensano che facciamo sul serio» e soffre anche un isolamento politico: nessun segretario di partito od esponente di primo piano presente al convegno, il Governatore della Sicilia Crocetta – la cui presenza era stata preannunciata - dà forfait, il PD e SEL si fanno rappresentare da due senatori (rispettivamente Donatella Mattesini e Loredana De Petris). I convenuti confidano almeno in una lettera di saluto da parte del segretario del PD Guglielmo Epifani, missiva che invece non arriva. La dura legge della politica, quando conti tutti a cercare di stringerti la mano… diversamente ti confinano forzatamente nell’oblio.

Il ministro Saccomanni è in difficoltà col Bilancio dello Stato? Il debito pubblico aumenta sempre più? Nessun problema, ecco la proposta di Messina per una manovra da 100 miliardi di introiti che passa dalla lotta all’esportazione di capitali alla riduzione delle pensioni d’oro, dal concordato fiscale con la Svizzera alla rinuncia all’acquisto degli F35, dalla riduzione delle auto blu alla confisca dei beni degli evasori, dalla vendita del patrimoni della criminalità organizzata all’utilizzo della moneta elettronica, dalla riduzione del 50% dei ministeri alla riduzione dei membri negli enti partecipati, dall’eliminazioni del vitalizio agli eletti alla introduzione dei costi standard nella PA. Nulla di nuovo sul fronte della lotta ai privilegi, agli sprechi e ai costi della politica. Eh sì però, chiosa, gli altri partiti «leggono solo i numeri della crisi e dormono, noi invece proponiamo…». E come mai, qualcuno sussurra in platea, tutti questi bei propositi non sono stati realizzati quando si stava al governo del Paese? Vallo a capire.

“Basta cesoie, costruiamo ponti” è il leitmotiv dell’incontro corollario del mantra “Lavoro, Lavoro, Lavoro, Lavoro, Lavoro” tema dell’assise. Ignazio, guardando fisso la sala, chiede agli iscritti «cosa vogliamo fare da grandi», che per un partito che ha già alle spalle quindici anni di attività e quattro legislature è un bel dire, non vuole essere «il segretario della sopravvivenza» e quello che per lui è certo è che «non andremo da qualche parte con le ginocchia piegate» quasi a rassicurare quella parte del partito che vede nell’operazione Messina la svendita del gabbiano al miglior offerente.

Sa che deve recuperare la base di un movimento che dal congresso esce distrutta e avvelenata, divisa in cinque correnti tante quanti erano i pretendenti al ruolo di segretario. Il tono della voce e la tensione che traspare dal volto tradiscono la sua emozione. Dei quattro candidati perdenti solo Borghesi non si è fatto vedere, Scalera e Castellarin non hanno avuto alcuna vetrina, Rinaldi ha compartecipato ad un dibattito sull’Europa e l’ex tesoriere del partito, Silvana Mura, ai tempi d’oro detta la zarina, si aggirava per le sale del convegno con aria alquanto distaccata e protetta da un ampio paio di occhiali da sole. Cerca, il neo segretario, di recuperare quanto più consenso, dai giovani proponendo il voto elettorale a distanza per gli studenti fuori sede, dalle donne suggerendo il ripristino della L.188/2007 contro l’infamia della firma delle dimissioni in bianco.

I big del partito non ci sono più, se ne sono andati quasi tutti (Donadi, Formisano, Belisario, Lannutti, Costantini, Orlando, Sonia Alfano, Pardi, Mascia solo per citarne alcuni…) il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che tra le righe confessa che «non so se sarò ancora il prossimo Sindaco di Napoli», intervenendo in un dibattito sulla buona amministrazione, a precisa domanda della giornalista Claudia Fusani, tiene a precisare che «di tessera, lui, ha solo quella dell’ANPI», quasi fosse una malattia possedere quella dell’IdV, anche se poi, spiega che si considera vicino al partito, non fosse altro per l’ampio gruppo consiliare che sostiene la sua giunta a Napoli.

Un partito l’IdV che, privato del carisma del suo fondatore, ora è alla ricerca di una sua identità politica assai difficile però da individuare, oggi così stretto in un abbraccio mortale tra PD e Movimento 5 Stelle che ne hanno fagocitato i temi sociali e morali. Una cosa è certa, non farà più comitati elettorali, la “Rivoluzione” non ha pagato. Un partito, precisa Messina, dalle «porte spalancate ma con soli posti in piedi, anche perché di poltrone, oggi noi, non ne abbiamo da offrire!», un movimento accreditato dai sondaggi di un consenso pari a circa l’1%, utile, in prospettiva europea, al conseguimento di almeno un seggio parlamentare che, molto probabilmente, sarà consegnato al Presidente Di Pietro. Rinaldi, parlamentare europeo IdV in carica ma, purtroppo per lui, oggi in minoranza nel partito, sul suo futuro non può certo dormire sonni tranquilli.

In sala stampa suscita scalpore che il neo segretario, nel suo discorso conclusivo, non citi mai Di Pietro. Casualmente incrocio il Presidente mentre esce dalla sala convegni poco prima che Messina concluda i lavori del convegno. Non vi ritornerà più. Il volto è segnato da evidenti segni di stanchezza e sofferenza, gli occhi non sono così brillanti come suo solito. Nella hall dell’hotel le illazioni si sprecano, molti ipotizzano un acceso diverbio con il nuovo padrone di casa. Il partito, nel pomeriggio chiarisce poi che si è trattato solo di un crollo fisico. Chissà?

Nel frattempo risale forte, fortissima la musica, «Sai contare? Sai camminare?» «Si! Penso di si!» «Allora forza! Conta e cammina! dai... 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8... 90, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99 e 100!», le bandiere in sala sventolano freneticamente, Messina alza le mani, saluta, sorride e stringe le mani dei suoi fedelissimi accorsi ad acclamarlo sotto il palco. Il presidente, sommessamente e a capo chino, percorre i “cento passi” che lo portano, in auto, fuori dall’Hotel Palace, il nuovo segretario percorre i “cento passi” che lo portano verso una nuova e sfidante avventura. Eh sì, “I cento passi”… del gambero o del grillo?

Armando Della Bella

giornalista iscritto all’Ordine

 

 Copyright © Sansepolcro (AR), 16 settembre 2013

 
Di Armando Della Bella (del 03/05/2013 @ 01:17:08, in Politica, linkato 2307 volte)


Era pari a circa il 30% la percentuale dei cittadini che, secondo le ultime rilevazioni, a pochi giorni dal voto, dichiaravano di essere indecisi o tentati dall’astensione ed ammontava a circa 5 milioni il numero degli elettori che avrebbero deciso solo all’ultimo minuto, tutti spettatori di una delle più brutte campagne elettorali degli ultimi tempi. Non ci siamo fatti mancare nulla e abbiamo visto di tutto, ma proprio di tutto.

Una campagna elettorale caratterizzata da troppe promesse, alcune populiste e demagogiche, pervasa da un linguaggio pesante, offensivo, denso di – a volte sottili - insulti verso l’avversario, una competizione elettorale che ha reso l’immagine di un Paese superficiale, poco propenso alla vera e concreta soluzione dei problemi della gente, una campagna condita da slogan pubblicitari, da un immenso bombardamento mediatico che ha superato la forza di penetrazione dei social network, da nessun confronto pubblico tra i candidati alla premiership e addirittura dalla totale assenza di manifestazioni elettorali di coalizione: per la prima volta nella storia delle seconda repubblica, i partiti uniti in coalizione hanno accuratamente evitato di partecipare a manifestazioni in comune tra loro.

Tutto ciò ha chiaramente evidenziato come, in realtà, le coalizioni non servono per condividere un programma politico utile al miglioramento delle condizioni di un Paese, ma si confermano essere solo uno stratagemma tecnico finalizzato a mettere insieme partiti, a volte anche molto diversi tra loro sul piano politico (siamo arrivati a coalizioni composte fino a 13 simboli tra partiti e partitini!), onde ottenere il premio di maggioranza ed abbassare la soglia di ingresso in Parlamento delle formazioni politiche coalizzate. Ci troviamo di fronte all’ennesima conferma del fallimento dello spirito maggioritario di questa legge elettorale, già definita Porcellum, che tutti i maggiori partiti, ad ogni turno elettorale, si affannano a disprezzare promettendone l’abolizione, evento poi che, a legislazione avviata, mai si avvera, perché le forze politiche sono troppo allettate dall’enorme premio di maggioranza che il Porcellum concede alla coalizione vincente.

Una competizione politica caratterizzata da arresti eccellenti per corruzione, truffa e tangenti, dove pubblicamente si promette di ubriacarsi alla sconfitta dei traditori, si vantano titoli ed onorificenze mai acquisiti, si rivendica con orgoglio il proprio passato di mungitore di vacche, ci si impegna a smacchiare giaguari ed affini, si tritura la dignità di donna di una malcapitata venditrice, si considera la politica alla stregua di una scala mobile che qualcuno sale, altri scendono e qualcun altro scavalca, ci si contrappone a provvedimenti governativi fino al giorno prima sostenuti a maggioranza, si promette di abbassare le tasse - ammonta a circa 230 mld lo stratosferico totale delle riduzioni promesse da tutti i partiti (?) - sperando che gli italiani dimentichino che, in realtà, negli ultimi 20 anni sono sempre aumentate raggiungendo gli attuali livelli insopportabili. Nel frattempo giungono improvvise ed, ai più, incomprensibili le dimissioni del Papa.

Un Paese oggi stremato dalla disoccupazione giovanile (orma al al 37,1%) e degli ultra cinquantenni, dall’esponenziale crescita del livello di povertà (il 14% della popolazione), dalla chiusura delle imprese (circa 1000 al giorno), da migliaia di esodati che ancora oggi non sanno di che vivere, dagli oltre 810 mld di spesa pubblica, dalla riduzione delle matricole universitarie (50mila iscritti in meno quest’anno), dalla riduzione del Pil (- 2,1% nel 2012). Un Paese sempre più inflazionato dai “compro oro” ad ogni angolo di strada, in cui oggi nessuno paga più nessuno, con sempre più persone che affidano il proprio destino al “Gratta e Vinci”. Dopo aver attraversato la “Prima Repubblica”, che ha visto l’affermarsi del sistema partiti, la “Seconda Repubblica” caratterizzata dalla crisi del sistema partiti, questo Paese ora si avvia mestamente e con affanno verso la Terza Repubblica che probabilmente sarà caratterizzata da una nuova forma partito, un partito senza più strutture, senza più oligarchie, senza più segretario: il partito informe.

Speriamo bene.

Armando Della Bella
copyright © febbraio 2013
 
Di Armando Della Bella (del 23/12/2012 @ 15:20:38, in Politica, linkato 1962 volte)

«La scelta della cosiddetta "tripla quota" non è stata deliberata dal gruppo consiliare, ma risponde ad una prassi sempre seguita sia nel gruppo del Pdl sia negli altri gruppi che ho trovato al mio insediamento. Non tutti i componenti del mio gruppo consiliare erano a conoscenza di questa prassi e delle modalità con le quali mi attribuivo la cosiddetta "tripla quota così Franco Fiorito l’ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio giustifica l’ammanco di 1,357 milioni di euro che, per usi personali, ha distolto dai fondi del suo partito.

Il capogruppo spiega che governatore e giunta fissavano il budget annuale, ma poi «quella cifra veniva ritoccata». Così la cifra destinata al «rapporto tra elettore ed eletto» passava da 5 milioni e 400 mila euro a 14 milioni, 100 mila euro netti in più per ciascun consigliere. Trovati come? «Provvede il presidente dell' assemblea regionale, ritagliando da altre voci di bilancio, quali i trasporti, piuttosto che la scuola o la sanità, importi tali che, convogliati sui gruppi, consentano, alla fine, di far tornare il conto». Il denaro veniva stornato dai soldi che dovevano essere utilizzati per i servizi pubblici destinati ai CITTADINI. Tutto era lecito e dovuto in base ad una “prassi consolidata”. Il Lazio era diventato un’immensa abbuffata, la Lombardia è sotto inchiesta, come pure la Campania, in Veneto ed in Piemonte venivano concessi migliaia di euro fuori busta. Per non parlare della Sicilia e della Sardegna. Su dodici consigli regionali presi in esame, otto non dispongono di un regolamento che obbliga i politici ad allegare scontrini e ricevute. Basta una semplice richiesta per attingere ai fondi. Regioni che, secondo la Ragioneria dello Stato, costano circa 222 miliardi di euro.

Ma se “così fan tutti” ed “era la prassi” erano i giustificabili (?) motivi per “rubare” risorse pubbliche, ora, più recentemente, a giustificativo s’invoca il diritto alla privacy: «Io sono per la massima trasparenza - dice Giorgio Lunelli consigliere del Trentino Alto-Adige - ma dobbiamo stare attenti all'eccesso di trasparenza, che può mettere in difficoltà chi svolge attività politica. Se io ho un incontro riservato e vado a pranzo con una persona può rappresentare un problema dover pubblicare la spesa con il nome della persona con cui sono andato a pranzo». Invocare la privacy per non rendere conto di come vengono spesi i soldi pubblici è l'ultimo disperato tentativo per conservare privilegi assurdi e ingiustificati quale l’auto-assegnazione di fondi consistenti, oltre alla propria già lauta indennità, da spendere e spandere senza alcun tipo di controllo o di verifica da parte di alcuno, ma il Garante, sul tema della privacy ha già risposto più volte: non esiste la privacy sui soldi pubblici. E poi da anni s’invoca l’autoregolamentazione ma, come emerge ora da scandali su sanità, consigli regionali, appalti, fondi UE per lo sviluppo, la classe politica è ormai un malato cronico di illegalità, qualunque sia l’organizzazione del Paese.

Un recente studio ha dimostrato che esiste una relazione tra le indennità di presidente e consigliere di regione ed il benessere dei loro CITTADINI, relazione che diviene ancora più forte se si confronta il livello delle indennità al tasso di disoccupazione: le regioni con il tasso di disoccupazione più alto sono anche quelle con l’indennità maggiore. Le indennità non sono perciò legate ai risultati economici del territorio. Al contrario, emerge una relazione negativa tra stipendi della politica locale, benessere economico e andamento del mercato del lavoro. E questo dimostra come la distanza tra la cura dell’interesse dei CITTADINI e gli eletti sia siderale!

 

Armando Della Bella

copyright © ottobre 2012

 

 
Di Armando Della Bella (del 12/11/2011 @ 22:32:59, in Politica, linkato 3110 volte)

  

“Bravo Di Pietro, bravo! Noi non t’abbiamo votato ma tu vai avanti così!…” così il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, dal palco della 6° festa nazionale svoltasi a Vasto (CH), descrive il suo cruccio politico. E’ la famosa storiella del distributore di benzina di Teramo dove sostava un pullman di trevigiani diretto da Padre Pio. Riconosciutolo, lo hanno acclamato ed incoraggiato ma anche politicamente sconfortato. Una IdV che vorrebbe far diventare “partito di massa” e che invece stenta in questo senso ad affermarsi così come i sondaggi testimoniano (TG LA7 - 12.9.2011): un partito in forte regressione (-3%) rispetto al voto delle ultime elezioni europee. “Ma non vorrei che poi fosse meno, meno, meno…” conclude la frase l’ex magistrato di Mani Pulite, gesticolando con forza, “perché, in politica, i numeri contano!”. Eppure molti sono stati i suggerimenti al dilemma politico del Tonino nazionale sorti in questa tre giorni settembrina che, tra le tante feste di partito in corso, ho scelto come potenziale laboratorio politico autunnale. E’ così infatti è stato: solleticati da mitraglia “Chicco” Mentana, Bersani (a denti stretti), Vendola e Di Pietro, di fronte ad un numeroso pubblico, hanno (ri)fondato un “Nuovo Ulivo”, coalizione elettorale a tre nel centrosinistra ma, precisano, “senza steccati”.

Dicevamo dei suggerimenti. Inizia Marco Travaglio che, rivolgendosi a Di Pietro, gli chiede perché IdV e tutta l’opposizione, utilizzando gli strumenti legali che la democrazia mette a disposizione (“ad esempio chiedendo continuamente la verifica del numero legale”) non bloccava il Parlamento inducendo così il Governo a dimettersi e ponendo così fine a questo lento e strisciante suicidio delle Istituzioni, invito gentilmente declinato da Di Pietro “perché io – risponde - da uomo politico ho il dovere d’impedire l’occupazione delle Istituzioni” appoggiato in questo dall’on. Silvana Mura che, dalla prima fila, con un eloquente gesto della mano, disapprovava la “travagliata”. Sul viso di Travaglio, visibile, si coglie la delusione.

Anche Sonia Alfano contribuisce suggerendo al Presidente, dal palco, che sarebbe ora di fare un po’ di pulizia all’interno del partito, oggi più che mai “scilipotato” (“nel partito deve mancare l’aria per lo scilipotismo”), recuperando quelle persone perbene che, negli anni, per sete di potere e poltrone, sono state cacciate dai cosiddetti “professionisti” della politica, piombati in IdV, dal 2005 in poi, da ogni partito, perfino dall’odiato Udeur. Anche allo stesso Di Pietro, nel corso del dibattito, sorge il dubbio di avere commesso qualche errore: “Dobbiamo tornare al movimentismo della prima Italia dei Valori..”, dice al microfono, rinnegando così il passaggio al modello partito avvenuto nel 2006. Non passa poi inosservato il richiamo all’unità che la conduttrice, Lea Del Greco, fa dal palco ad alcuni alti dirigenti di partito non (volutamente?) presenti, evidenziando così l’esistenza di un “dissenso” politico interno.

Non da meno è il neosindaco di Napoli Luigi De Magistris che, accoratamente, enuncia la sua linea politica fondata sul superamento di vecchi schemi, ormai logori, della politica: “La politica (in questo smentendo la teoria dipietrese) non è sommatoria di numeri, noi dobbiamo andare oltre, oltre l’Ulivo, oltre l’Unione, oltre al ‘questo sì, questo no’, oltre anche a Berlusconi… dobbiamo recuperare un contatto diretto con la gente, parlare dei loro problemi…”, in questo sostenuto da scroscianti applausi e rubando la scena al suo Presidente come il giorno prima aveva fatto Nichi Vendola. E lui, l’ex pm di “Why Not”, a Napoli ha dimostrato che sì può fare: “Se Di Pietro vuol riformare il sistema, io invece, al contrario, penso di rivoluzionarlo…”. Anche il vicino Circolo IdV di Termoli, mentre Di Pietro arringava i militanti a conclusione della festa, contribuiva alla riflessione: in una nota ufficiale definiva “Antonio Di Pietro come Umberto Bossi e Silvio Berlusconi, accomunati dalla stessa concezione familistica e privatistica della politica”, reo, l’ex pm, di aver candidato, come consigliere regionale in Molise, il figlio Cristiano.

“Se non stiamo con Tonino, restiamo senza panino!” urla un anziano militante mentre, con il mio bloc notes, esco da Palazzo D’Avalos. I militanti, secondo loro, una cosa l’hanno capita. E lui avrà compreso quanto, in tanti, gli han ripetuto al microfono?

 

Armando Della Bella

copyright © settembre 2011

 
Di Armando Della Bella (del 22/07/2011 @ 14:00:13, in Politica, linkato 5089 volte)

“Mi auguro un’Italia più serena, meno lacerata, meno divisa, dove la lotta politica non sia una guerra continua e dove ci sia rispetto tra le parti che fanno politica e che competono per la conquista della maggioranza” questo è l’augurio che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano rivolgeva agli italiani, in particolare ai giovani studenti delle scuole medie, qualche giorno prima delle ultime elezioni amministrative. In realtà, poco tempo dopo, Letizia Moratti, alla fine di un confronto televisivo quando ormai non era più possibile replicare, pugnalava alla spalle il rivale Giuliano Pisapia citando una vicenda giudiziaria senza (forse) sapere che si era conclusa con la totale assoluzione dell’avvocato milanese.

Il Palazzo della politica è sempre più lontano dalla gente e sempre più insensibile al richiamo e al rispetto delle Istituzioni. Si avvita su sé stesso in una lotta continua tra affari ed interessi, senza un briciolo di etica, perdendo di vista il “bene comune”. Cresce l’antipolitica. Le liste dei grillini arrivano ad ottenere in alcune città, come ad esempio Bologna, percentuali di consenso a due cifre. Negli ultimi trent’anni il numeri di coloro che disertano le urne è cresciuto progressivamente, senza sosta. Alla fine degli anni settanta andava alla urne il 90% degli elettori, poi l’astensione ha cominciato a crescere e la partecipazione al voto degli italiani è precipitata sempre più fino ad arrivare al 63,6% alle ultime elezioni regionali (2010). Il penultimo dato, le elezioni europee del 2009, vede la partecipazione elettorale al 69,6%. Unico momento in controtendenza, in questo trentennio, è stato quello di “Tangentopoli”, segno che il richiamo ad una politica più sobria, più etica e morale è fortissimo negli italiani.

A Trieste, al primo turno di queste ultime amministrative, si è recata al voto poco più della metà egli elettori giuliani: il 56,69% degli aventi diritto contro il 74,50% delle comunali del 2006. Un calo del 18%. Non è da meno Gorizia che ha registrato un -23%. E così in tutta Italia dove, ad esempio, ad eccezione di Torino e Cagliari (in lieve crescita), e Milano (stabile), la partecipazione al voto ha registrato un calo diffuso: -2% a Bologna, -7% Napoli, -8% a Reggio Calabria, -2% a Siena, -1,5% a Varese, solo per citarne alcune. L’area dell’astensionismo in media, oggi, arriva a toccare il 40%.

Il nuovo sindaco di Trieste, alla fine, sarà eletto solo da un quarto degli aventi diritto al voto. Sarà il sindaco di una minoranza e tutto ciò non è sintomo di una democrazia sana, di una democrazia matura. E’ solo l’ennesima dimostrazione della crescente disaffezione degli italiani verso questo modo di fare politica oggi in Italia, caratterizzata dall’uso ormai sistematico del “metodo Boffo”, dalla radicalizzazione del dibattito politico, dal concepire l’avversario come un nemico da annientare, dalla continua attività di dossieraggio, dalla trasformazione di una visione controversa in una strisciante ed infinita guerra civile. Una “casta” che si perpetua con qualsiasi mezzo per non perdere benefici e privilegi.

Una disaffezione ed un astensionismo gravemente presente nel mondo dei giovani. Ho recentemente partecipato ad una sessione d’esame di cultura generale ed è stato avvilente constatare che alcuni ultra-ventenni e laureati non conoscevano il nome del presidente del Senato, i poteri del capo dello Stato, del Parlamento, del presidente del Consiglio, non ricordavano che tipo di repubblica è la Repubblica Italiana. Quanto anacronistiche appaiono oggi le parole che Piero Calamandrei pronunciò, quel 26 gennaio del 1955, a Milano, nel Salone degli Affreschi.

Che possiamo allora pretendere dagli elettori se addirittura è la stessa classe politica che invita al “non voto”, cioè a disertare le urne al prossimo turno referendario? Nulla. Torniamo a studiare la “Costituzione Italiana”.

 

Armando Della Bella

copyright © giugno 2011

 
Di Armando Della Bella (del 16/01/2011 @ 11:53:43, in Politica, linkato 2298 volte)


L’uomo giusto al posto giusto. Questo è il principio al quale dovrebbero ispirarsi tutti quelli che sono alla ricerca di un lavoro stabile, di una progressione di carriera, di un’affermazione nel mondo dello spettacolo, della cultura, dello sport e soprattutto nel mondo della politica. Ma pare che, in realtà, oggi, quest’affermazione in Italia sia priva di fondamento.

Oggi la politica non si confronta più su come affrontare i problemi del Paese. No, oggi il dibattito politico e l’attenzione dei media è tutta catturata da fatti e misfatti che evidenziano comportamenti e scelte dei singoli che dimostrano che “lui, no, lui lì non ci doveva stare”. Nemmeno la morte dell’ennesimo giovane soldato italiano in uno sperduto paese qual è l’Afghanistan è più una notizia da prima pagina.

Così invece fa notizia, sulle reti Mediaset, che l’ex leader di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti e signora Lella, abbiano passato una settimana in vacanza alle isole Bahamas. Pizzicati da alcune foto a tradimento in maglietta e zainetto sul trenino caraibico. Poi si scoprirà che, in realtà, erano le Antille ma comunque sempre di Caraibi si tratta. Una condizione elitaria e aristocratica? Poco tempo fa, la stessa signora Lella aveva dovuto smentire altri luoghi comuni sul compagno di una vita: «L' unico cachemire che gli ho comprato è stato 10 anni fa al mercato e l'ho pagato 25 mila lire; gli altri sono arrivati dai suoi amici che per gioco, quando Fausto ha compiuto 60 anni, gliene hanno regalato uno a testa» e però con l’occasione lei ricorda ai giornalisti che «Veltroni si è appena comprato un appartamento a Manhattan e non lo dice nessuno». Anche lui fuori posto, anzi “fuori Paese”.

Sempre sul cachemire è chiamato a rispondere Massimo D’Alema fotografato “fuori posto”, con la moglie, sulle nevi di St. Moritz. Non solo la sciarpa non era di cachemire – si giustifica - ma «le scarpe le ho comprate da Decathlon, pagandole ventinove euro». Di certo son “fuori posto”, rispetto al mandato elettorale ricevuto, i tre ex onorevoli dell’Italia dei Valori – Antonio Razzi, Domenico Scilipoti e Americo Porfidia - che ora con il loro voto sostengono la maggioranza di centrodestra. E proprio tre furono i voti di maggioranza che il 14 dicembre si opposero alla mozione di sfiducia, presentata in Parlamento, al governo Berlusconi, premier che fu beccato, da una giornalista, “fuori posto”, a Napoli, alla festa del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, giovane minorenne che da sempre lo chiamava “Papi”. «Io ho risposto ad una sola domanda e cioè se ci sia stato un rapporto più che piccante con Noemi. Assolutamente no, e sbagliando, perché non dovevo farlo, ho giurato sulla testa dei miei figli» spiegò il primo ministro in quella occasione. Ora con Ruby Rubacuori, la storia sembra ripetersi.

Rapporto invece che si dimostrò nel caso dell’ex governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, pescato “fuori posto” in mutande e filmato dal carabiniere Luciano Simeone nell’appartamento del trans Natalie. Situazione non meno imbarazzante di quella vissuta dal portavoce del governo Prodi, Sivio Sircana, beccato da un fotografo “fuori posto” mentre con la sua auto si accostava ad un trans in una via della periferia di Roma.

Non meno “fuori posto” sono gli oltre 700 nomi illustri di presunti evasori fiscali contenuti nell’ormai famosa «lista Falciani» il dipendente della banca Hsbc scappato con l' elenco dei clienti di mezzo mondo. Per l' Italia ci sono 6.963 «posizioni finanziarie» sospette per un totale di sei miliardi, nominativi che seguono gli altri 600 nomi contenuti nella meno recente “lista Pessina”, illustri clienti di Fabrizio Pessina, avvocato svizzero specializzato nell’esportazione di capitali all’estero ed arrestato per riciclaggio a Malpensa. E così potremmo continuare con mille altri esempi.

«Nella società legalità e moralità sono centrali» sentenzia ora il cardinal Tarcisio Bertone, unendosi in questo al richiamo del presidente Napolitano. Condivido. Ho solo un piccolo dubbio: ma a chi stanno parlando?
 
Di Armando Della Bella (del 18/03/2009 @ 01:59:13, in Politica, linkato 2410 volte)

Caro Direttore,

leggo oggi sul Suo quotidiano l'intervento di Elio Armano, apprezzato politico di lunga data, che definisce un suicidio indire le primarie per scegliere il candidato a presidente della Provincia di Padova. Dire che questa dichiarazione ha lasciato noi, liberi ed attenti osservatori della politica, esterefatti è dir poco.

Salvo errore, l'art. 20 dello statuto del Partito Democratico, approvato dalla Costituente il 28.2.08, così recita: ”...qualora il Partito Democratico stipuli accordi pre]elettorali di coalizione con altre forze politiche in ambito regionale e locale, i candidati comuni alla carica di Presidente di Regione, Presidente di Provincia o Sindaco vengono selezionati mediante elezioni primarie aperte a tutte le cittadine ed i cittadini italiani che alla data delle medesime elezioni abbiano compiuto sedici anni...”.

Il PD infatti si caratterizzò all'opinione pubblica per la dichiarata volontà di volersi avvalere delle primarie per rinnovare la classe politica italiana avviando così il ricambio generazionale. Tutti, ma proprio tutti, nessuno escluso, dovevano riposizionarsi ai blocchi di partenza e poi...che vincesse il migliore! Ora a Padova accade che il candidato Sindaco è scelto, dal centrosinistra, per acclamazione ed il Sig. Armano propone analoga strategia per il candidato Presidente.

Se, come recita lo statuto, tutti i cittadini possono candidarsi alle primarie, perché si definiscono “archeologiche” le candidature alternative a quella di Ivo Rossi? Perché si demonizzano gli esiti delle primarie di Monselice e Ponte San Nicolò? Perché si definisce “brutta storia” l'esercizio di una democratica partecipazione dal basso giudicata un gioco irresponsabile, cinico ed avverso alla democrazia? Perché mortificare i candidati, che intendono la politica come servizio e non come professione, con l'appellativo di “dilettanti allo sbaraglio che giocano a fare i generali”?

Ivo Rossi, a Padova, si è molto impegnato nella realizzazione del tram. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e, in una libera competizione, saprà confermare il suo valore. A mio modesto parere queste riflessioni anziché rafforzarlo, lo indeboliscono come deboli sono tutte le candidature imposte dall'alto. Credo invece che il PD non abbia ancora ben compreso che la crisi di consenso è soprattutto riconducibile alla delusione per la mancanza di coraggio nel voler mantenere fede ai principi (le primarie) fondanti la sua nascita. Ma, purtroppo, come sempre accade in questi casi, il coraggio o ce l'hai o non te lo puoi dare...
 
Di Armando Della Bella (del 22/03/2008 @ 11:31:05, in Politica, linkato 1653 volte)

CITTADINI ATTIVI” E “UNIONE DEMOCRATICA CONSUMATORI” CORRONO INSIEME ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE 2008

 Cari Amici,

come coordinatore dell’associazione “CITTADINI ATTIVI” e coerentemente con quanto Vi anticipavo con la mia nota politica datata 16 febbraio 2008, dal titolo “YES, WE CAN TOO! Elezioni Politiche Nazionali - Perché non provarci?” che potete leggere in home-page sul sito www.cittadiniattivi.it e anche sul BLOG di CITTADINI ATTIVI (clicca qui per leggere LA NOTA ), Vi rendo noto  che la nostra associazione “CITTADINI ATTIVI per la Democrazia e la Giustizia”, domenica 2 marzo 2008, aveva depositato, a Roma, presso il Ministero dell’Interno, il proprio simbolo/logo onde poter partecipare alla prossima competizione elettorale nazionale per la Camera dei Deputati e per il Senato della Repubblica. 

Il Ministero dell’Interno, successivamente, aveva comunicato, martedì 4 marzo 2008, la validità del deposito del nostro simbolo. A questo punto “CITTADINI ATTIVI” entrava, a pieno titolo, nel ristretto novero delle identità politiche di questo nostro Paese unitamente a FI, PD, UDC, Sinistra Arcobaleno ed altre. L’evento è importantissimo perché costituisce precedente storico dal quale, da oggi in avanti, poter partire per un cammino sempre più proiettato verso il futuro. A quel punto “CITTADINI ATTIVI” si apprestava a predisporre le proprie liste dei candidati. 

Personalmente ritengo, concordemente a tanti di Voi, che sia importante dare concretezza politica a quanto di utile ed efficace in questi anni stiamo facendo e l’opportunità di potersi presentare alla competizione come Lista Civica Nazionale non affiliata a qualche partito ma composta di tanta brava gente, di persone perbene, di tutti i ceti sociali che, al di là del possesso di una tessera di partito, ritengono invece di poter contribuire con le proprie idee e buone intenzioni, in tutta onestà, a risollevare il nostro Paese dalla grave crisi che lo attanaglia, crisi che non è solo di tipo finanziario od economico ma è soprattutto crisi di identità, di classe politica ormai logora ed incapace di rinnovarsi e di mancanza di rappresentanza nelle istituzioni

Nei giorni a seguire l’”UNIONE DEMOCRATICA COSUMATORI” contattava “CITTADINI ATTIVI” e proponeva un accordo politico che contemplava la condivisione del programma politico e l’inserimento dei candidati di “CITTADINI ATTIVI” nelle liste, alla Camera ed al Senato, dell’UDConsumatori. 

La presenza di temi comuni alle due identità quali la difesa del Cittadino Consumatore, la riduzione dei costi, dei privilegi e degli sprechi della “CASTA” politica, l’assenza di candidati con tessera di partito, l’identità di Lista Civica Nazionale, la difesa dei più deboli, l’ambiente, la sicurezza, il precariato, il lavoro  e tanti altri rendeva sinergico, nell’interesse del CITTADINO, condividere questa proposta. 

CITTADINI ATTIVI si affianca così, in un patto federativo, ad altre sigle quali ADUSBEF, Lista Consumatori, CODACONS e tante altre identità con le quali condivide la tutela e l’attenzione verso il CITTADINO (ATTIVO) che è CONSUMATORE e verso il CONSUMATORE che è CITTADINO (ATTIVO). In questo contesto “CITTADINI ATTIVI” mantiene la propria identità di libera associazione di liberi cittadini sempre attenta alla riduzione dei costi, degli sprechi e dei privilegi di cui oggi gode la cosiddetta “CASTA” dei partiti mantenendosi sempre al servizio del libero CITTADINO di qualunque opinione politica esso sia. 

Vi invito quindi, con tutto il cuore, nell’interesse dei cittadini e della società civile, a SOSTENERE, alle prossime elezioni politiche, l’UNIONE DEMOCRATICA CONSUMATORI, proposta che rappresenta veramente l’unico evento “NUOVO” nello scenario politico italiano, non fosse altro per la scelta coraggiosa di candidare SOLO semplici cittadini e non esponenti di partito oltre che, ovviamente, incensurati.  

Questa lista non ha stretto accordi e/o alleanze con alcun partito ma corre da sola confidando nel voto di tutti quei cittadini che, stanchi delle solite promesse e delle solite manfrine preelettorali, desiderano veramente dare un segnale forte ed innovativo sostenendo una proposta politica che nasce dal basso come pura espressione della Società Civile

Per quanto mi riguarda, vi informo che sono candidato, unitamente a tanti altri nostri amici, alla Camera dei Deputati come capolista nelle due circoscrizioni del Veneto: Veneto1 composta dalle province di Verona, Vicenza, Padova e Rovigo e Veneto2 composta dalle province di Venezia, Treviso e Belluno. Sarò grato a tutti coloro che, credendo in me e nelle idee che da anni sostengo, voteranno per la “UNIONE DEMOCRATICA CONSUMATORI”. Chiunque volesse sostenermi, finanziare la mia campagna elettorale, darmi un aiuto, collaborare mi chiami pure al numero: 347/2763141. Gli sarò per sempre grato. 

E’ un VOTO UTILE per sostenere il cambiamento della classe politica, nel miglioramento delle condizioni di vita in questo nostro Paese, nel recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni, nella maggiore tutela del cittadino consumatore, dei lavoratori a rischio, sul e del posto di lavoro, dei disabili e degli anziani. UNA SCOMMESSA PER IL FUTURO per una cultura del “FARE” ma nei FATTI e non solo a PAROLE al servizio del cittadino e non, invece, una delega parlamentare chiesta solo per la tutela di personali interessi opportunistici, sete di potere, culto della personalità ed egocentrismo

E’ un’occasione UNICA per dare voce a chi della coerenza tra il dire ed il fare, in politica, fa un vero VALORE. Quante le promesse fatte da tutti i partiti e mai mantenute. Quante volte si sente affermare: “Predica bene ma razzola male…” o “Fate quel che dico, non fate quel che faccio…”. Piuttosto che non votare, votate per la lista “UNIONE DEMOCRATICA CONSUMATORI”

Il programma elettorale della Lista “CITTADINI ATTIVI” e della Lista “UNIONE DEMOCRATICA CONSUMATORI” sono a Vostra disposizione e potranno, a breve, essere consultati sul nostro sito web www.cittadiniattivi.it. Per ogni vostro commento Vi invito ad utilizzare lo spazio dedicato ai commenti, su questo BLOG, in calce a questa mia nota politica.

Contiamo su di VOI! Un caro saluto ed un forte abbraccio a tutti. 

Vday

 
Di Armando Della Bella (del 16/02/2008 @ 23:18:11, in Politica, linkato 2453 volte)

Ormai il panorama politico si sta delineando in vista delle prossime elezioni politiche. Nei due schieramenti si consumano le alleanze o le separazioni non scevre da forti polemiche. La strumentale applicazione di una legge elettorale iniqua e antidemocratica, non rappresentativa della volontà popolare, ha ridisegnato un nuovo scenario politico dove, come sempre, i partiti la fanno da padrona, oggi più di ieri, più del domani. Così facendo, a piè pari, si sono evitate la riforma della legge elettorale e le forche caudine rappresentate dalla prossima consultazione referendaria. Ed i futuri candidati saranno, ancora una volta, ostaggio delle segreterie dei partiti e per nulla rappresentativi della volontà popolare….

Tutto ad un tratto, la parola “PRIMARIE” è scomparsa dall’odierno gergo politico…

E la società civile, il sano civismo, quello che non appartiene a “finte” liste civiche sottoprodotti dei partiti più grossi, che fa? I singoli cittadini, i giovani ed i meno giovani, quelli che partecipano alla plurima galassia formata dalle associazioni, dai movimenti, dal volontariato, quelli che sono mossi da un sano senso civico verso le istituzioni, quelli che non hanno tessera di partito e che operano in rappresentanza di “vere” liste civiche formate da non tesserati, quelli che ritengono che la politica vada intesa come un servizio verso il Paese e non invece finalizzata alla promozione di sé stessi, che fanno?

“E le stelle stanno a guardare…” direbbe A. Joseph Cronin. L’Italia dei Valori, con il recente accordo firmato con il Partito Democratico e la successiva promessa fatta a Veltroni di aderire, una volta nominato il Parlamento, al “gruppo unico” del PD, ha, se mantiene poi fede ad un principio di corretta coerenza politica, sostanzialmente decretato la fine della sua identità politica e del suo simbolo. Sosterrà il programma politico del Partito Democratico e ne seguirà le indicazioni politiche.

Come coordinatore della libera associazione “CITTADINI ATTIVI” ritengo che, di fronte a questo scenario politico, si aprano grandi spazi per la rappresentanza della Società Civile al di fuori della logica degli attuali partiti. Perché non provarci? Perché non dare finalmente fiato e corpo ad un nuova identità, ad una lista civica nazionale frutto della federazione tra semplici cittadini e libere forme di associazionismo-movimentismo non ideologicizzato? “CITTADINI ATTIVI” è a vostra disposizione anche per la rappresentanza territoriale.

E’ indubbio. Il nostro Paese sta soffrendo, la nostra gente soffre un lavoro precario, un costo della vita altissimo, un’insicurezza sociale ed ambientale cronica. La classe politica è in forte crisi, incapace di rinnovarsi e, ad esempio, di ridursi seriamente ed autonomamente sprechi e privilegi. C’è bisogno di qualcosa di NUOVO, ma di veramente NUOVO, non qualcosa di vecchio che si rinnova e si ricicla con una passata di bianco.

So che non è una impresa facile. Credo che comunque valga la pena di tentare con serenità e senza patemi d’animo. E’ una BUONA OCCASIONE. Con la “forza” dei calmi e di chi non fa una questione di vita o di morte l’ottenimento di uno strapuntino. “Pacatamente e serenamente” direbbe qualcuno ma forti nei principi e nei valori da sostenere. Potrebbe essere comunque l’inizio di uno splendido ed entusiasmante viaggio...

Chiunque quindi ritenga di poter condividere questa idea invii quanto prima un sms al numero 3472763141 od una e-mail all’indirizzo info@cittadiniattivi.it. Sarà successivamente contattato per i dettagli politici ed organizzativi.

Oscar Wilde affermava che “…Un'idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea…”.

Anche noi, se lo vogliamo, ce la possiamo fare. YES, WE CAN TOO!

 
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