Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Dal 2012 al 2013 i salari reali hanno perso circa 500 euro. Una diminuzione dell’1,9% in media per i lavoratori dipendenti che implica un calo del potere d’acquisto delle famiglie. Lo stipendio annuo medio va così dai 25.130 euro del 2012 ai 24.644 euro nel 2013. Però il calo più forte dei salari riguarda i dipendenti della Pubblica Amministrazione, con ben 1200 euro in meno. Tra il 2009 e il 2012 le retribuzioni reali dei dipendenti pubblici hanno perso in media quasi 2.000 euro (da 32.654 a 30.765). Queste erano le premesse all’avvio del nuovo governo Letta, il governo delle “larghe intese”.
Ebbene chi si aspettava la famosa frustata all’economia, la cura choc per lo sviluppo, non può che mostrarsi deluso. La Legge di Stabilità, varata nelle scorse settimane dal governo Letta, destina al capitolo che doveva rappresentare il cuore della manovra, il taglio del cuneo fiscale 10,6 miliardi, cinque miliardi di tasse in meno sui lavoratori e 5,6 «abbonati» alle imprese. In tre anni però, questo è il punto dolente. Secondo quanto poi chiarito dal premier, si tratta di 2,5 miliardi per il 2014, di cui 1,5 a vantaggio dei lavoratori e uno per le imprese.
Stando così le cose i tagli per lavoro e impresa sarebbero pari a poco più di tre miliardi di euro l’anno. Molto meno di quanto richiesto da Confindustria, Sindacati e le PMI. Il che si tradurrà in un vantaggio in busta paga che arriverà al massimo a 14 euro al mese, circa 200 euro lordi l’anno, spalmato su tutti i lavoratori dipendenti con reddito fino a 55mila euro lordi.
Pochino davvero, un'elemosina hanno detto molti, sicuramente uno sforzo inutile per rilanciare consumi ed economia. Sì lo sappiamo, la coperta è cortissima e i buchi nel bilancio dello Stato sono enormi, ma non è certo con questi spiccioli che si risolleveranno i consumi delle famiglie, sprofondati ai livelli di 13 anni fa, né che si rimetterà in moto il sistema produttivo e si avvieranno i consumi. Piaccia o no, per uscire dalla crisi e agganciare la ripresa, oggi come oggi, pare che non si possa contare sull’aiuto della politica. «Speravamo in una scossa in grado far ripartire il motore in panne dell’economia. Questa è solo una piccola scintilla», commentavano le rappresentanze delle aziende, piccole e grandi, da Confindustria a Confcommercio e la Corte dei Conti osservava che sussistono «rischi ed incertezze» sulla modalità di intervento che comportano «evidenti problemi distributivi e di equità», poiché esclude dal beneficio 25 milioni di soggetti.
Ciliegina sula torta è l’affermazione del premier che precisa che saranno il Parlamento e le parti sociali a decidere come, in concreto, usare le risorse per il taglio delle tasse a imprese e lavoratori. Da qui la netta accusa di mancanza di responsabilità lanciata dalle stesse parti sociali al governo. Volendo essere maligni, quella dell’esecutivo è una scelta "pilatesca". Il governo è come se si lavasse le mani della questione: «Spetta al Parlamento definire la platea dei destinatari nell'intervento della legge di stabilità sul cuneo fiscale con l'obiettivo di rendere ''più incisivi'' gli effetti del provvedimento». E allora che fare?
Nel frattempo dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta in Italia è raddoppiato, passando da 2,4 a 4,8 milioni. Contestualmente è' ulteriormente peggiorato l'indicatore di grave deprivazione materiale che e' raddoppiato nell'arco di due anni. Nel primo semestre del 2013 il 17% delle famiglie dichiara di aver diminuito la quantità' di generi alimentari acquistati e di aver scelto prodotti di qualità' inferiore, 1,6% in più' rispetto allo stesso periodo del 2012 e 4,9% in più' dei primi sei mesi del 2011.
E non saranno certo 14 euro in più al mese quelli che possono cambiare questa vita….
Armando Della Bella
copyright © ottobre 2013