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n. 1035 del 18/01/2007

PM 10..9..8..7..6..5..4..3..2..1... POLVERI LETALI NELL'ARIA DI PADOVA!

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Il 18 Gennaio 2007 alle ore 21.00 il Dott. Stefano Montanari sarà a Padova, al Piccolo Teatro di via Asolo 2, per fare il punto sulle sue ricerche a proposito delle cosiddette nanopolveri in un pubblico incontro organizzato da "CITTADINI ATTIVI per la Democrazia e la Giustizia" e dal gruppo di Padova degli "AMICI DI BEPPE GRILLO".

Noi siamo ormai abituati a sentir parlare di polveri sottili identificate con i PM10, quelli per cui ogni tanto dobbiamo lasciare a casa l’automobile e ci costringono alle “domeniche ecologiche”. In realtà con questo termine si intende tutto il particolato non solo quello che ha un diametro da 10 micron (1 micron = 0,001 mm) ma anche quello più sottile: ci sono infatti particelle molto più piccole (di 2,5, 1, 0,5, 0,1 micron) prodotte nella combustione ad alte temperature.

Queste sono molto più leggere e quindi facilmente trasportate dai venti per settimane anche a migliaia di km di distanza (non si spiegherebbe diversamente la loro presenza in Groenlandia). Ciò comporta anche che, oltre che con quelle che respiriamo, dobbiamo fare i conti con quelle che finiscono sulle coltivazioni delle zucchine e sul banco del fruttivendolo.

Inoltre sono molto più penetranti dei PM10; questi si fermano a livello bronchiale, mentre le nanoparticelle più piccole possono penetrare nelle cellule del nostro organismo, persino nei nuclei, modificarle e indurre così malattie terribili come leucemia e tumori o malformazioni nei nascituri.

Non esiste nessun filtro in grado di fermarle.

L’abbattimento dei fumi nulla può contro un nemico così difficile da osservare e quindi da combattere. I filtri antiparticolato montati su alcune automobili, di cui si parla in questo periodo (Euro4) “trattengono” solo i PM10 per poi disgregarli in PM2,5 e liberarli nell’atmosfera. Da ogni PM10 “nascono” 64 PM2,5 … 1'000 Pm1 … un milione di PM0,1! E qui le dimensioni contano davvero: più piccole sono le particelle più danni possono fare.

Quali soluzioni adottare?

Da quanto detto c’è un solo sistema: NON PRODURLE! O, quanto meno, ridurre al massimo la loro produzione.

Uno dei luoghi di produzione di questi microscopici killer sono gli inceneritori nei quali le temperature raggiungono valori ben superiori a 1'000 gradi; certo non sono i soli (anche il traffico ne produce non c’è dubbio) ma attorno ad essi bisogna fare chiarezza evitando che si possa produrre falsa informazione e speculazione sulla pelle dei cittadini, atteggiamenti che vanno denunciati senza mezzi termini.

C'è il rischio che gli inceneritori possano divenire un grande affare economico per chi li costruisce e li gestisce, e non perché siano economicamente efficienti: se non li pagassimo noi, con le nostre tasse, forse nessuno si sognerebbe di costruire inceneritori per “produrre” energia.

Non tutti sanno che l’Italia è l’unico paese al mondo che considera l’energia prodotta con i rifiuti uguale a quella solare, eolica, geotermica. E’ semplice capire, ad esempio, che la plastica (derivata dal petrolio) non può essere considerata una “fonte rinnovabile”. Eppure lo Stato, anziché tassare l’energia così prodotta perché inquinante e pericolosa, la sovvenziona con i nostri soldi attraverso il meccanismo dei certificati verdi e dei CIP6. Infatti noi paghiamo ogni mese con la bolletta una “tassa”, che dovrebbe servire ad incentivare le fonti energetiche rinnovabili e non inquinanti.

Questa politica degli inceneritori fa sì che tutta la fatica che i cittadini fanno per separare la carta dal vetro e dalla plastica sia vanificata dal fatto che anziché avviare i materiali al riciclo, questi vengono buttati negli inceneritori, che hanno bisogno di ritrovarsi già suddiviso il “combustibile” per le varie temperature da raggiungere.

Di tutti questi aspetti, e di molti altri, discuteremo il 18 Gennaio prossimo assieme al dott. Gianluigi Salvador, esperto dei WWF per la sezione Rifiuti ed Energia.


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