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RASSEGNA STAMPA

n. 1053 del 20/08/2006

IL SILENZIO DI GRASS E QUELLO DI TUTTI I TEDESCHI

L’opinione pubblica è rimasta sconcertata dalla notizia che Gunther Grass, solo ora, all’avvicinarsi degli ottant’anni, abbia dichiarato di essere stato, diciassettenne, un aderente alla Waffen SS. I maldicenti dicono che abbia taciuto per opportunismo il suo inglorioso passato. Può darsi.

Chi scrive è dell’avviso che dopo il successo del romanzo «Il tamburo di latta» (la sua prima opera) non abbia avuto il coraggio di denunciare la devianza giovanile, dal momento che gli veniva attribuita, anche dai suoi connazionali, l’immagine della coscienza nazionale pentita e si sia trovato prigioniero di se stesso, elevato ad un ruolo superiore ad ogni aspettativa.

Quello che invece lascia esterrefatti e profondamente preoccupati, per i suoi possibili risvolti - in fondo il «tradimento» Grass non è che un fenomeno con illustri precedenti (vedi da noi il caso di Silone, tanto per citarne uno) - è il fatto che nel corso dei molti anni trascorsi non una voce si sia levata dalla sua città natale a denunciare il fatto che Grass non aveva i titoli per ergersi a paladino della libertà e per condannare il passato regime, dal momento che aveva fatto parte della spietata organizzazione nazista.

Perché non una voce si è levata in Germania a denunciare il Grass di allora? E di conseguenza c’è da fidarsi del popolo tedesco, se dopo sessant’anni e più dalla caduta del nazismoo vige ancora la regola del silenzio?

Elio Andreutto - Padova


Il Mattino di Padova, 20.08.2006


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