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RASSEGNA STAMPA

n. 1188 del 21/06/2007

IL VERO SCANDALO SONO GLI APPALTI

Regali e regalie, dalle valigie ai superstipendi a consiglieri e dirigenti regionali, ecco i costi della politica veneta - Gettoni da principi, premi ai manager ed elusioni per tutti

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(Renzo Mazzaro) VENEZIA. Abbiamo un dubbio: se tra i costi della politica veneta sia il caso di inserire o no le valigie Roncato, regalate sabato scorso ai 23 direttori generali delle Usl del Veneto, invitati a pranzo in Valle Zappa con il presidente Giancarlo Galan per festeggiare l’assessore Flavio Tosi, nuovo sindaco di Verona. Erano un regalo del padrone di casa per ingraziarsi, come si usa, gli illustri ospiti. La famiglia Roncato fabbrica valigie. E sicuramente è all’oscuro del fatto che i direttori generali delle Usl sono in scadenza e molti di loro non saranno riconfermati; altrimenti avrebbe evitato facili allusioni regalando valigie per lunghi viaggi. Ma anche le valigie regalate da Roncato hanno un costo: non saranno i Rolex regalati da Berlusconi, ma non le passa il convento.

Battute. Si ignora se queste valigie fossero vuote: battuta cattivella, messa subito in giro da chi non c’era. Si sa invece che i direttori generali delle Usl del Veneto hanno avuto, tutti indistintamente, un premio di produzione 2006 pari al 13% del loro stipendio, che è di 144.000 euro lordi l’anno. Tutti, anche quelli che hanno il bilancio in passivo o il record delle code degli utenti per visite specialistiche. E qui cade l’asino: se i direttori generali delle Usl, come dice il loro coordinatore regionale Angelo Lino Del Favero (ma il maestro di cerimonie in Valle Zappa era Ermanno Angonese) sono amministratori a tempo pieno, con professionalità d’accesso richiesta di 5 anni, con responsabilità diretta e non trasferibile su altri come un assegno cabriolet, tutti motivi per i quali è giusto pagarli 144.000 euro lordi l’anno, per quale motivo devono essere valutati tutti allo stesso modo? Perché la giunta regionale del Veneto si è inventata un «giudizio di sistema» grazie al quale premia tutti indiscriminatamente?

Scaroni docet. Certo, siamo lontani dai 10 milioni di euro di stipendio annuo del dottor Paolo Scaroni amministratore delegato dell’Eni (almeno fossimo un paese autosufficente). E anche dai 2 milioni dell’ingegner Elio Catania, ex presidente delle ferrovie, le stesse dove i treni si scontrano (non si tamponano: si scontrano!). Ci sarà qualche Usl del Veneto che funziona meglio. A buon titolo i direttori generali difendono i loro esigui (nel confronto) stipendi di manager pubblici: ma perché non dovrebbero sottoporsi a verifica singola?

Qui l’asino potrebbe risollevarsi. La verifica è in capo ai politici e in Consiglio regionale è in corso una singolare riflessione sui costi della politica. Con autoflagellazione incorporata: il primo passo sarà l’autoriduzione dello stipendio dei consiglieri, chiesta in vario modo con quattro proposte di legge, due della Lega, una del Pne, una dell’Ufficio di presidenza. Non è chiaro come andrà a finire (se ne discuterà in aula l’11 e 12 luglio) ma è chiaro il rischio: fare del moralismo, spostare la pagliuzza e lasciare la trave, come diceva un tizio quando la moneta corrente era il sesterzio.

Demagogia. «I costi della politica - dice Raffaele Grazia, presidente della commissione che sta “istruendo la pratica” - non sono solo gli emolumenti ai consiglieri. Se non vogliamo fare demagogia, dobbiamo includere anche gli stipendi di tutti i presidenti e i consiglieri di amministrazione di enti regionali o a partecipazione regionale prevalente, parificando i trattamenti. Perché il presidente di Veneto Innovazione deve guadagnare 20.000 euro lordi l’anno, il presidente di Veneto Sviluppo 30.000 e quello di Veneto Agricoltura 144.000 come i direttori generali delle Usl. Peraltro quest’ultimo è un leghista e non mi risulta che si sia opposto all’ultimo aumento». Il leghista si chiama Corrado Callegari: «Ma quale aumento di stipendio», insorge. «L’amministratore unico di Veneto Agricoltura è parificato ai direttori generali delle Usl dalla legge, non da me. Poi i direttori generali delle Usl hanno avuto l’aumento 6 mesi fa mentre io non l’ho ancora visto».

Bisognerebbe verificare se all’amministratore unico di Veneto Agricoltura è richiesta la stessa professionalità d’ingresso. Meglio stare ai costi della politica, non alle polemiche sui costi, che sono inconcludenti.

Le rendite. «Io dico che tutte le posizioni di rendita dalla politica vanno riesaminate - sostiene un altro leghista, Toni Da Re, firmatario di una delle proposte di legge - non solo i direttori delle Usl o i presidenti di Avepa, Arpav, Veneto Agricoltura e via elencando ma anche i dirigenti regionali, i segretari, le figure apicali e tutti i componendi dei Cda dove il gettone è sopra i 300 euro. Cominciamo a mettere gettoni da 30 euro, vedrete che non si troverà più nessuno disposto a farsi nominare. Invece di ridurre il numero dei consiglieri, riduciamo gli stipendi. Ci sono professionisti in Consiglio regionale che si lamentano di aver perso tutti i clienti. Ma chissà se prima ne avevano mai avuti. Tu prima devi avere un lavoro e poi entri in politica, non come oggi che ad ogni fine legislatura, vedi gente con la tremarella: rischiano di andare a lavorare, capisci, e non l’hanno mai fatto. Brutta bestia il lavoro. Altro che il mostro di Lokness. Invece bisogna pensare che si può vivere anche lavorando».

Auto blu. Tra i costi della politica veneta inseriamo le auto blu. L’ha fatto anche Gian Antonio Stella, dedicando uno dei capitoli del suo libro «La casta» al parco auto della giunta Galan e alle polemiche nate dopo la scoperta che stavano per essere sostituite con vetture rigorosamente di cilindrata 3000 cc e trazione integrale. «Ma l’auto blu è un falso problema - sostiene Raffaele Grazia -. Quando ero assessore prendevo 1250 euro in meno al mese, perché usavo l’auto blu. Chi adopera la sua auto, come l’assessore alla sanità Flavio Tosi, ha un rimborso di 1800 euro al mese. Luca Zaia, che fa la stessa cosa ma viene da Treviso e non da Verona, avrà un rimborso di 1300 euro. Da notare che l’assessore che viaggia con la sua auto può arrivare a Piazzale Roma, parcheggiare la sua vettura e ripartire con l’auto blu e l’autista. Nessuno glielo vieta. Peraltro gli autisti sono dipendenti regionali, bisogna pagarli lo stesso. Stiamo attenti alla demagogia. I costi veri della politica sono i finanziamenti a pioggia. Le assunzioni non motivate: la Regione Sicilia ha 15.000 dipendenti, la Campania 8.800, il Veneto 2.900».

Stipendi esentasse. Stiamo attenti anche all’ipocrisia: i consiglieri regionali del Veneto guadagnano 10.000 euro netti al mese, ma solo 5.000 sono tassati. Il resto, con un sagace incrocio di norme e leggine, è stato sottratto al fisco e passa sotto la voce rimborsi. L’odiosità del meccanismo è che sono gli stessi beneficiari ad averlo deciso. Come si sono aumentati la pensione. Come si sono previsti un rimborso spese per il funerale (!). Come si sono dati una legge che dal 2005 consente di assumere personale esterno: due dipendenti per presidente e vicepresidente di giunta, uno per gli assessori. E si istituire commissioni speciali, oltre alle 7 già esistenti, al solo scopo di pagare in più un presidente, un vice e un segretario.

Appalti. Tutte odiosità. Ma i veri costi della politica, dove si bruciano cifre da capogiro che i contribuenti non vedono, sono altri. Vengono ad esempio da appalti pubblici banditi con gara all’offerta economicamente più vantaggiosa, dove il prezzo vale il 30% e la qualità 70%, così si possono vincere gare al ribasso sparando aumenti da infarto. E battere concorrenti che farebbero risparmiare milioni alla Regione. I costi della politica sono l’impossibilità di misurare quanto rendono i politici, che non sono scemi e cercano di impedirlo in tutti i modi. Ben venga la demagogia se serve a uscire dall’autoreferenzialità.


Il Mattino di Padova, 21.6.2007


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