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RASSEGNA STAMPA

n. 1237 del 22/07/2007

«RCS, COSÌ TENTARONO DI BLOCCARMI»

Riccucci ai pm: «Vi spiego l'appunto sui soci A e B»

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ROMA — Aveva rapporti con tutti Stefano Ricucci, e se ne vantava. Anche di fronte ai pubblici ministeri. Politici, banchieri, imprenditori: tesseva relazioni, faceva affari. Durante le indagini sulle scalate finanziarie era stato pedinato e lui, negli interrogatori, ricorda i suoi incontri. «Per quanto riguarda il Grand Hotel — mette a verbale il 31 maggio 2006 — penso si tratti di un incontro con Alfonso Pecoraro Scanio, il quale aveva manifestato interesse a conoscermi. Ci conoscemmo in quella occasione, fu un incontro conviviale e da allora siamo rimasti in buoni rapporti ». Ottimi, sostiene, anche quelli con il presidente di Capitalia Cesare Geronzi «che mi dava dei consigli». Il magistrato chiede che cosa ne pensasse del suo tentativo di scalata alla Rcs. E lui afferma: «Ne abbiamo parlato tante volte e lui mi disse di non salire oltre il cinque per cento. Io gli ho detto "No, voglio arrivare al trenta, voglio fare l'Opa"». I soci occulti Nel gennaio del 2006 gli investigatori del Nucleo valutario sequestrano 131 scatoloni zeppi di carte che erano stati nascosti in un intercapedine. Ad incuriosire è un foglietto che sembra disegnare la strategia per la conquista di Rcs. E che indica alcuni soci occulti con le lettere dell'alfabeto. Ricucci ne parla durante l'interrogatorio del 16 maggio 2006.

RICUCCI: «Il professor Irti mi disse: "Stefano tu mi devi fare un appunto per farmi capire un po' come sono combinate le quote, quello che tu... ti piacerebbe", cioè come ti dice un tuo consulente, dice... lui è un professore di diritto... cioè non è che è un finanziere, non è che sa quello che vuoi te, ha detto al suo cliente "fammi un appunto e dimmi come tu vedresti questa tua ridistribuzione della tua quota e una tua possibile uscita, parte"...»

P.M.: «E questo è il famoso appunto?»

RICUCCI: «È questo, questa è la verità, le giuro non c'è altro».

P.M.: «Quindi nel suo appunto i soci...le banche?»

RICUCCI: «No, non solo, anche i generali, nel patto ci sono i grandi soci, il modello... se lei prende il modello Mediobanca... nel patto di sindacato c'è il socio A e il socio B...i soci A sono le banche e i soci B sono i soci privati... non so se lei ci ha presente il modello... così è e io l'avevo ricopiato nel mio piccolo, in modo anche un po' rustico se vogliamo, un modo anche un po' verità, però quello, per cercare di rivalutare il... dare l'esatto valore dell'azienda Rcs, tutto lì, e contestualmente avrei apportato un cinque, sei per cento del patto...e sarei riuscito ad entrare nel patto... ma io questo... per spiegare al professor Irti».

P.M.: «In quell'appunto si parla del suo venti per cento, più il dieci per cento dei soci uno, due e tre, no, come soglia superata la quale è obbligatorio il lancio dell'Opa... cioè si parla di un trenta per cento...oltre il quale bisogna lanciare l'Opa che è una cosa molto diversa da quella che ci rappresenta lei qua...».

RICUCCI: «Per forza anche il patto devi farlo uguale. Se tu ridistribuisci una quota, si deve azzerare, il patto lo devi annullare, se tu compri il mio quattordici per cento il patto... è la legge Consob. Se loro avessero accettato questa mia proposta, contestualmente dovevano azzerare il patto di sindacato e quindi a quel punto riparte tutto da zero, cioè se tu devi rifare un patto di... tu hai cinque giorni di tempo, rifai un patto di sindacato dove tu fai al trenta per cento i soci industriali, quindi quotate, i soci privati... Ma dottor Cascini lei sta dando un'importanza estrema a questo pezzaccio di carta che ha preparato il dottor Colavita, che è un mio cliente... un mio dipendente che non vale niente, era soltanto un appunto per ricostruire un po' da un punto di vista memoristica per il professor Irti, voi avete dato un'importanza incredibile a questo pezzaccio di carta, se lei chiama il Colavita e se lo porta davanti due ore gli spiega tutto lui. È un mio dipendente che è... poraccio...». L'ostilità del Patto Davanti ai pubblici ministeri l'imprenditore racconta anche i retroscena della scalata e i tentativi di fermarlo.

RICUCCI: «A fine luglio io che ero affidato da società Generali in Lussemburgo, l'amministratore delegato mi chiamò ritirandomi i fidi dati soltanto su un pezzettino di titoli Rcs che avevo presso società Generali in Lussemburgo. Albert Dixiè, che è cugino del numero uno al mondo di Generali, mi disse — e c'ero io, c'era l'avvocato Pompei, c'era Claudio Baccelli — "Non dovrei dirtelo, ma è arrivata una telefonata del dottor Tronchetti a Parigi dicendo che noi non possiamo più sostenerti per comprare i titoli Rcs"».

P.M.: «Cioè ha invitato la banca a non finanziarla più su Rcs? Ma questo lei dice perché si era saputo che lei stava trattando anche col Patto? Chi si era arrabbiato?

RICUCCI: «Tronchetti, non voleva che io c'entrassi... lì si era creato un ricompattamento tra Fiat, Della Valle, Tronchetti, Capitalia...».

P.M.: «Per capire, lei dice, io avvio questa cosa con Lagardère, contemporaneamente a questo punto avvio la cosa con Rossi e Irti»

RICUCCI: Ma non è che l'avvio io, la cosa con Rossi non è partita... guardi le dico perfettamente come è andata... Mi chiama il professor Irti che mi dice "Stefano devi venire nel mio ufficio". Quindi io andai a studio e mi disse, io e lui soli: "Ricucci, quello che le sto per dire è di una segretezza, lei non dovrà mai parlare con nessuno"... Mi ha fatto prima mezz'ora di... ho detto sì, ok, infatti non ho parlato se non con voi... "Mi ha chiamato il professor Rossi... hanno dato mandato il dottor Piergaetano Marchetti e il dottor Pesenti di trattare la sua quota. Il professor Rossi ha dato per formato già il mandato firmato dal dottor Marchetti... notaio... Marchetti e Pesenti. Quindi se lei vuole accettare qui deve fare lo stesso mandato". Chiamò dopo che io dissi ok, va bene, chiamò l'avvocato Arnò che è il suo pupillo e fece entrare l'avvocato Arnò e dettò lui per... il mandato che io dovevo firmare e io...ma cinque righe eh, non è che 'amo fatto un libro... cinque righe e cominciò la trattativa con il professor Rossi...».

P.M.: «L'uno come presidente del Patto, l'altro come presidente di Rcs hanno dato mandato a Rossi, tenendo segretissima questa cosa, chi ne era informato?».

RICUCCI: «E che ne so, magari lo sapessi».

P.M.: «No, lei dice Tronchetti quando lo scopre... si infuria, significa che non lo sa...i componenti del Patto non sapevano...»

RICUCCI: «Dottor Cascini, lei deve sapere una cosa, il patto Rcs è... ci sono diverse anime... C'è l'anima di Mediobanca, quella del professor Bazoli, c'è l'anima del dottor Geronzi, poi c'è uno grossa autoreferenzialità... il presidente di Generali... debbo immaginare che il professor Rossi abbia ascoltato queste anime...»

P.M.: «Quindi in qualche modo gli appartenenti al patto dovevano sapere che c'era questo, forse non i dettagli, ma dovevano sapere....».

RICUCCI: «Ma certo che lo sapeva, il presidente del patto come fa a firmare un mandato a Rossi... devono sapere...». (Fiorenza Sarzanini)


Corriere della Sera, 18.06.2007


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