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RASSEGNA STAMPA

n. 1270 del 19/08/2007

BRACCIO DI FERRO SUL CONTRATTO

Privilegi a rischio per i dipendenti parlamentari? Sia alla Camera che al Senato si combattono in questi mesi due difficili rinnovi contrattuali. Da una parte ci sono i deputati e i senatori-questori, che gestiscono la materia per conto dei rispettivi Uffici di presidenza; dall'altra la pletora di sigle sindacali (almeno una decina) che rappresentano i dipendenti. In ballo ci sono proprio i trattamenti in vigore per retribuzioni e pensioni. Il riconoscimento della professionalità dei lavoratori è unanime: "Siamo di fronte a una delle migliori amministrazioni della Repubblica", dice Gabriele Albonetti, uno dei tre questori di Montecitorio. Ma perentoria è anche la volontà di bloccare la folle corsa delle spese provocate dagli automatismi contrattuali. Alla Camera, per esempio, dove si cerca di chiudere le pendenze del triennio 2003-2007, dopo aver già incassato gli aumenti annuali legati all'indice Istat, i sindacati chiedono un altro 0,75 per cento l'anno per siglare il contratto triennale (la sua introduzione farebbe salire di un altro 2,25 per cento le retribuzioni). "Siamo disponibili ad accettare queste richieste", spiega Albonetti, "ma a condizione che continui la piena disponibilità per gli orari e i servizi; si chiuda con il passato e si introducano altre misure per ridurre le spese future". Quali? Tra l'altro, la limitazione degli adeguamenti stipendiali alla sola base Istat; l'introduzione del sistema contributivo per le pensioni di tutti i lavoratori assunti dopo il febbraio 2001.

Tentativo di linea dura anche al Senato, dove da tempo il questore Gianni Nieddu lancia allarmi sulla tenuta del bilancio per gli insostenibili aumenti del costo del personale che, in base ad un accordo del 2001, oltre agli adeguamenti Istat si vede già riconoscere ritocchi annuali dello stipendio pari allo 0,75 per cento. Per bloccare l'andazzo, alla ripresa autunnale dei lavori Nieddu chiederà al collegio dei questori la disdetta di questo accordo. "Le mezze misure non bastano più", annuncia, "ci vogliono interventi strutturali". Quali? La sua idea è di agire subito sulle fasce retributive creando solo due ruoli: uno amministrativo, l'altro per le alte professionalità, cioè consiglieri e funzionari. Il vantaggio? Tutto il personale del ruolo amministrativo avrebbe il contratto del pubblico impiego con notevoli risparmi sia per le retribuzioni che per le pensioni (i dipendenti interessati finirebbero nella gestione Inpdap). Altra novità: il ricorso all'esternalizzazioneper le sedi distaccate. In questi palazzi, del personale del Senato resterebbe solo un commesso alla portineria. Per il resto, pieno ricorso al lavoro esterno. E i privilegi previdenziali? Novità anche su questo fronte: l'obiettivo è di allineare il trattamento dei dipendenti ai nuovi vincoli introdotti per gli altri lavoratori dalle ultime riforme.


L'Espresso, 17.8.2007


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