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RASSEGNA STAMPA

n. 1283 del 27/08/2007

COME RISCUOTERE I TRIBUTI? INCARICHIAMO UNA SOCIETÀ, E LASCIAMO CHE SI TENGA I SOLDI

Avanza soldi, tanti, perfino la Curia di Albano che lamenta di non avere ricevuto il ricavato dell' 8 per mille raccolto dalle dichiarazioni dei cittadini. E poi avanza soldi, tre milioni di euro, l' Inpdap che si lagna di non aver mai visto i contributi per il personale della municipalizzata «Multiservizi». E poi avanza soldi, tre milioni di euro, la Regione Lazio per l' acqua mai pagata erogata dall' acquedotto regionale. E insomma il Comune di Aprilia, in provincia di Latina, sembra proprio nei guai con i conti.

Non per questo, però, i bravi amministratori comunali han deciso di diventare tirchi. Anzi. Almeno, non con gli amici dell' Aser, la società mista alla quale hanno delegato il compito di riscuotere i tributi. Compito compensato con una percentuale che arriva al 70 (settanta!) per cento delle somme raccolte. Vale a dire che nelle pubbliche casse, di questi soldi pubblici, entra una quota del tutto secondaria.

Ma certo, lo sanno che la Corte dei Conti, preoccupata per la «scarsissima capacità di incassare i ruoli da parte dei concessionari», ha appena rinnovato l' invito agli enti pubblici di tornare a rastrellare le tasse in proprio. Sanno che il tormentone giudiziario intorno alla strabiliante scelta gestionale sta avviandosi probabilmente a evaporare in una prescrizione che si trascina dietro troppi dubbi. Sanno infine che lasciando Latina per Taranto perfino il prefetto Angelo Pironti ha ribadito: «Ad Aprilia l' aspetto più inquietante è legato al caso Aser. A mio parere ci sarebbero riflessi inquisitori su questo capitolo».

Per non dire delle denunce del ragioniere capo Antonio De Santis che mesi fa, per avere chiuso i rubinetti all' Aser applicando la legge (articolo 113 del Testo unico degli enti locali che prevede «lo scioglimento delle società concessionarie di servizi non scelte con gara ad evidenza pubblica») è stato licenziato come avesse violato un tabernacolo. O delle indignate interrogazioni trasversali di parlamentari quali il forzista Claudio Fazzone o il socialista Gian Franco Schietroma, che non solo parlano di «disastrose conseguenze finanziarie» ma chiedono come possa un Comune in rosso profondo consentire addirittura che la sua quota finisca nella cassa del «socio privato che riscuote i tributi, che li trattiene sui propri conti correnti ed è di fatto in grado di farne l' uso che ritiene nella più totale autonomia, nonché lucrando sugli interessi». Tutto inutile: l' accordo tra il Comune e l' Aser è saldissimo.

L' unico ritocco, dopo le denunce, le inchieste, le polemiche, è avvenuto da non molto. Per arginare l' indignazione montante, il lussuoso contratto tra il Comune e l' Aser, la società nata apposta per raccogliere i soldi dell' Ici, della Tarsu, della Tosap e dell' Icp (affissioni pubblicitarie) dopo una gara d' appalto in cui veniva chiesto di essere in grado non solo di riscuotere i tributi ma anche di sistemare aiuole e giardini (sic!), è stato rivisto. La scandalosa percentuale che veniva riconosciuta ai soci privati (tre quarti di quel 30% trattenuto dalla società mista: contro l' 1,5% prima preteso dal Monte dei Paschi) è stata sì ridotta al 13%. Ma con due «risarcimenti». Il primo: la contestatissima delega a raccogliere anche altri soldi del Comune come i proventi dalle multe dei vigili e dagli oneri di urbanizzazione. E il riconoscimento d' un aggio, sui denari recuperati all' evasione e all' elusione fiscale, del 70%. E si torna alla domanda della Corte dei Conti: ma perché un ente pubblico non raccoglie da solo le sue tasse, invece che arricchire i privati? (Stella Gian Antonio)


Corriere della Sera, 15.08.2007


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