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EDITORIALI E COMUNICATI

n. 1382 del 14/11/2007

IL TERRITORIO DEL KUSDISTAN

La decisione del parlamento Turco di invadere il territorio del Kurdistan dell'Iraq è una decisione molto grave in quanto viene calpestata la sovranità della regione del Kurdistan che è parte integrante della Repubblica Federale Irachena. Bisogna dire che la Turchia non è nuova a queste iniziative. Dal 1992 ad oggi il governo di Ankara ha oltrepassato per ben 42 volte il confine con il Kurdistan, ma purtroppo questo dato è rimasto sotto il totale silenzio.

I dirigenti Turchi, e in primis i generali, con questo gesto non fanno altro che spaventare la popolazione locale curdo- irachena, ma soprattutto destabilizzano la situazione politica in Kurdistan che rimane l'unica zona sicura in tutto l'Iraq coinvolto sia dalla guerra settaria tra gli Sciiti e i Sunniti sia dal terrorismo internazionale. I membri del PKK girano a 360° gradi tra il confine del Kurdistan dell'Iran, del Kurdistan dell'Iraq e del Kurdistan della Turchia facendo la guerra partigiana. Una guerra imposta dal governo turco da più di ottant'anni a una popolazione di 16 milioni di Curdi che vivono in Turchia.

La costruzione della Turchia moderna, attuata da Mustafa Kemal Ataturk, ha sempre visto nell'esistenza dei Curdi un pericolo gravissimo ed un serio ostacolo alla omogeneizzazione della patria. I Curdi sono stati visti come elemento orientale, quindi reazionario e contrastante con i processo di civilizzazione occidentalizzante.

Del resto in Turchia il nazionalismo è fortissimo: ogni giorno la scuola inizia con l'alza bandiera, l'inno nazionale e con continui richiami alla patria e al dovere di servirla. Ed è severamente vietato anche solo citare la parola Kurdistan. Infatti, in continuazione vengono processati scrittori, intellettuali e giornalisti sia Curdi e Turchi perche osano adoperare la parola Kurdistan nei loro scritti.

Si sperava che con le vittoria dell'AKP, il partito di Erdogan, nelle ultime elezioni in Turchia, si arrivasse ad una soluzione politica alla questione curda in quel Paese. I governi che occupano il Kurdistan non hanno mai cercato di trovare una soluzione politica e pacifica alla questione curda e, al contrario, hanno firmato accordi per reprimere il popolo curdo. Il fatto che ora una parte del grande Kurdistan - quella irachena - abbia trovato la libertà dopo anni di massacri e genocidi, non è mai stato digerito non solo dai governanti di Ankara ma anche dall'Iran e dalla Siria. Il presidente di quest'ultima è volato in Turchia nei giorni scorsi per esprimere il suo appoggio alla decisione turca.

Con questa azione il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan sta sfidando gli Stati Uniti e l'Unione Europea, per la quale il responsabile per la politica estera e di sicurezza della UE Javier Solana aveva messo da parte i toni classici della diplomazia per lanciare un duro monito alla Turchia: "si astenga da ogni incursione militare nel nord dell'Iraq per combattere i ribelli curdi... Ogni possibilità di complicare ancora più la situazione della sicurezza in Iraq non dovrebbe essere accolta positivamente ed è quindi questo il messaggio che mandiamo ai nostri amici turchi".

Non dimentichiamo anche che gli imprenditori stanno guadagnando in questo momento milioni di dollari proprio grazie al governo regionale curdo che sta investendo per la ricostruzione del Kurdistan dell'Iraq e con una simile azione anche loro giustamente possono rivedere la loro posizione nei confronti della Turchia. Per quest'ultima sarebbe un'ingente perdita dal punto di vista economico.


Shorsh Surme, giornalista curdo-iracheno corrispondente, in Italia, della TV satellitare curda


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