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RASSEGNA STAMPA

n. 1395 del 02/12/2007

SULLA SERENISSIMA CORRE UNA PARCELLA DA 4 MILIONI

Il legale è Guglielmo Ascione: nel 1995, da magistrato, chiese l’archiviazione delle accuse mosse da Cusani a Di Pietro - È quanto la Brescia-Padova pagherà all’avvocato che l’ha assistita nella vertenza per gestire l’autostrada fino al 2013

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La Brescia-Padova è partecipata per oltre il 60 \% da comuni, province e camere di commercio venete e lombarde. E la paura è in effetti il filo conduttore di questa vicenda: tutto nasce dal timore della società autostradale di perdere l'allungamento di 13 anni, il tempo per realizzare la Valdastico Nord, della concessione che scadrà nel 2013. In società si erano mossi per tempo: quando era ancora in carica il Governo Berlusconi, come altri gruppi avevano presentato una domanda di prolungamento della concessione in virtù di un nuovo piano finanziario. Domanda che aveva passato tutto l'iter previsto: ministero dell'Ambiente, Sovrintendenze varie, ministero dei Lavori Pubblici, Cipe, di nuovo ministero dei Lavori Pubblici. Tutti gli scogli erano stati superati, mancava solo la firma definitiva del ministero del Tesoro. Ma si sa, i Governi cambiano e la nuova maggioranza ha azzerato tutto. Soprattutto alla luce del fatto che l'articolo 12 del Decreto legge del 3 ottobre 2006 numero 262 ha previsto un vasto e capillare aggiornamento delle concessioni autostradali legandolo allo stato di attuazione degli investimenti. Tradotto dal burocratese, il nuovo ministro Antonio Di Pietro ha in sostanza detto ai concessionari: se volete un prolungamento della concessione, pianificate anche gli investimenti e i lavori che vi impegnate a fare per migliorare e sviluppare la rete.

I LAVORI Così la Brescia-Padova si mette d'impegno, e ripresenta un piano finanziario del valore di 3.200 miliardi: dentro c'è il completamento della Valdastico Sud, il prolungamento della Valdastico Nord, lo sviluppo della Valtrompia, la sistemazione di caselli e svincoli, oltre a lavori minori. La procedura si rimette in moto e passa le varie stazioni della via crucis burocratica, fino al Cipe: e qui succede l'imprevisto. L'onorevole Antonio Borghesi, veronese e coordinatore veneto dell'Italia dei Valori, presenta un esposto alla Commissione Europea per chiedere il blocco della proroga della concessione alla Brescia-Padova in quanto contraria ai principi di liberalizzazione imposti dall'Europa e ai limiti di impatto ambientale.

LO STOP Una fermata inattesa, perché è chiaro che la decisione sul prolungamento della convenzione è essenzialmente politica ed è ben poco sindacabile in punta di diritto: infatti non si è di fronte a una nuova concessione, per la quale sono previste gare europee, ma a una ridefinizione di una concessione esistente per consentire ragionevolmente a chi investe in opere dai costi notevoli un margine utile per rientrare dalle spese.

Alla Brescia-Padova si guardano negli occhi. E incaricano il direttore di valutare quale sia la strada migliore da prendere. La riposta arriva a stretto giro: affidare il compito all'avvocato Guglielmo Ascione. Chi è Ascione? Nato ad Alba, in provincia di Cuneo, il 12 luglio 1948, vive a Verona con studio in riva all'Adige e a Milano. È noto in particolare per il suo passato di magistrato: fino al 20 novembre 1999 è stato tra le altre cose Presidente di sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Brescia, Presidente di sezione penale al Tribunale di Verona, Presidente dell'Osservatorio per la trasparenza e il controllo per la Provincia di Milano, ma soprattutto pubblico ministero alla Procura di Brescia. E a Brescia nel 1995 chiese l'archiviazione delle accuse mosse da Sergio Cusani, imputato di Tangentopoli, nei confronti di un altro magistrato che ora ha cambiato mestiere: proprio lui, Antonio Di Pietro, l'attuale ministro delle Infrastrutture. E lo stesso Ascione fu poi a sua volta indagato per favoreggiamento e abuso d'ufficio per alcune telefonate fatte con l'ispettore ministeriale De Biase nelle quali avrebbero commentato le diverse fasi di un'altra inchiesta su Di Pietro avviata dagli altri due Pm bresciani Salamone e Bonfigli, e - secondo l'accusa - si sarebbero consigliati sull'atteggiamento da tenere. Vicende dalle quali Ascione uscì senza macchia.

LA TARIFFA Dodici anni dopo, da avvocato, proprio Ascione viene individuato dai vertici della Serenissima come l'uomo giusto per seguire la pratica delle autostrade davanti alla Commissione Ue e al ministero delle Infrastrutture al prolungamento della concessione. Ma tutto ha un costo: in questo caso, 5 milioni di euro. Di fronte alle "perplessità" del direttore di Serenissima, il legale chiarisce che avrebbe anche potuto chiedere di più, in base al tariffario: l'1 per cento del valore globale del piano finanziario in ballo, che è di 3.200 milioni. Ovvero 32 milioni di euro, quasi 62 miliardi di lire. Nel consiglio di amministrazione del 27 luglio scorso a molti consiglieri si rizzano i capelli in testa; alcuni escono dalla stanza per non dover nemmeno affrontare la questione. Altri, tra i quali il sindaco di Brescia Paolo Corsini, cercano di spiegare le ragioni per cui è necessario saldare la parcella. Prevale la linea della trattativa e quindi il Cda dà mandato al direttore di discutere con Ascione per ricondurlo a più miti consigli. Alla fine la trattativa si chiude a circa quattro milioni: 1,2 milioni sono già stati pagati, in tre tranche. Il saldo, sarà liquidato nel momento in cui dovesse andare a buon fine l'intero iter della vicenda, con annessi e connessi.

LA GRANA Perché una volta superato l'ostacolo di Bruxelles, manca ancora la firma della proroga della concessione da parte del ministero delle Infrastrutture. E come se non bastasse, c'è la grana del decreto del ministro Lanzillotta che entrerà in vigore a novembre in base al quale i Cda degli enti partecipati a maggioranza pubblica potranno essere composti al massimo da cinque-sette membri. Per decidere la cura dimagrante delle poltrone, il Cda della Brescia-Padova si è riunito mercoledì e si riunirà di nuovo il 26 ottobre e il 6 novembre. E alcuni consiglieri hanno già deciso di dare battaglia: d'altra parte, cosa sono 90mila euro l'anno di fronte a una parcella da 4 milioni? (Ario Gervasutti)


Il Gazzettino, 18.10.2007


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