Il Parlamento del Kurdistan ha approvato a larga maggioranza un rinvio di sei mesi per il referendum che avrebbe dovuto decidere il destino della città di Kirkuk e delle sue province, che i Curdi giustamente rivendicano come parte integrante della terra del Kurdistan dell'Iraq.
I parlamentari curdi hanno dunque accettato la proposta fatta dal nuovo "rappresentante speciale" delle Nazioni Unite in Iraq, Staffan de Mistura, che si è presentato al parlamento della regione del Kurdistan per convincere i Curdi di rinviare il referendum che è sancito dall'articolo 140 della nuova costituzione irachena.
Esso dà la possibilità alla popolazione della città di Kirkuk di decidere se tornare nelle braccia della madrepatria Kurdistan o rimanere con l'amministrazione centrale di Baghdad. E' stato sottolineato che un rinvio del referendum su Kirkuk non avrebbe pregiudicato il contenuto dell'art.140 della Costituzione.
La città di Kirkuk - definita 'Gerusalemme curda' - si trova nel nord Iraq. E' una città multietnica, in cui vivono Arabi, Rurcomanni, e Kurdi, assieme ad altre minoranze. E' famosa per i suoi giacimenti petroliferi di cui i Curdi non hanno mai potuto sfruttare quella risorsa che è il petrolio.
Ai tempi di Saddam Hussein, una campagna di "arabizzazione" aveva espulso in massa da Kirkuk e dalle zone circostanti la popolazione curda, sostituendola con Arabi provenienti in maggioranza dal sud. Ora il governo iracheno ha iniziato a pagare dei risarcimenti - circa 16.000 dollari - alle famiglie arabe che decidano di abbandonare volontariamente le proprie case per tornare nelle zone di origine.
Quasi 60.000 Arabi avrebbero già lasciato la regione, e le probabilità che la popolazione in maggioranza dica sì all'annessione di Kirkuk al Kurdistan sarebbero alte. Ora, si spera che in questi sei mesi si possa indire il referendum per risolvere finalmente la questione-