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n. 1466 del 14/03/2008

CHIESA CRISTIANA IN IRAQ

Non è la prima volta che terroristi prendono di mira la comunità cristiana in Iraq, per fomentare l'odio tra i Musulmani e i Cristiani che ormai convivono da secoli. L'uccisione dell'arcivescovo cattolico caldeo iracheno Faraj Rahho (foto) è stata presa con dolore dalla comunità cristiana nella cittadina di Ankawa, nella provincia di Erbil, la capitale del Kurdistan dell'Iraq.

Doverosamente va ricordato che la chiesa caldea nacque nel 1551 quando alcuni vescovi e fedeli in contrasto con la pratica della successione ereditaria patriarcale (zio-nipote) in uso nella Chiesa dell'Est decisero di unirsi a Roma. La chiesa caldea è la più diffusa in Iraq (tra il 70 e l'80% dei cristiani sono caldei) ed è guidata dal patriarca Emmanuel III Delly nominato nel 2003 patriarca di Babilonia dei Caldei con sede a Baghdad.

La chiesa caldea è una chiesa cattolica di rito orientale che riconosce la suprema autorità del Santo Padre. Dopo la caduta del regime di Saddam anche i cristiani sono stati il bersaglio sia dei integralisti sia dei reduci del vecchio regime. Infatti, nel Kurdistan c'è una massiccia presenza dei cristiani fuggiti da Baghdad e dal resto dell'Iraq per paura di essere uccisi dai terroristi o dai fanatici che oggi come oggi abbondano in paese.

In un'intervista che ho realizzato l'anno scorso ad Erbil, il padre Dawed Polis ha detto: "Gli arrivi delle famiglie cristiane verso il Kurdistan continua quotidianamente, e sia la chiesa e il governo regionale curdo facciamo fatica ad affrontare queste grosse ondate migratorie, specialmente quando si concentrano in un breve lasso di tempo". Parla Padre Dawed Polis, parroco della chiesta del martire Mar Karakus situato nel cuore del quartiere dollarawa ad Erbil.

Padre Yunus aggiunge "Certamente la regione del Kurdistan offre un livello di sicurezza molto differente da quello di Baghdad. Molti cristiani sono originari del Kurdistan ma da decenni ormai vivevano altrove, ed ora trovarsi in posti nuovi, magari in condizioni economiche sfavorevoli, non ne favorisce il radicamento veloce ed indolore. Molti di loro hanno dovuto fuggire in fretta, lasciando il lavoro, la casa, tutti i propri averi e ora devono ricominciare da capo, anche se sono stati accolti dalla popolazione qui in maniera civile e cordiale".

Conclude padre Dawed, dicendo "L'Occidente deve sapere che i Cristiani qui in Kurdistan, si sentono a casa loro, abbiamo la nostra scuola, le nostre chiese, le Tv locali e satellitare Al Ashtar che viene trasmessa proprio dalla città di Ankawa e che insieme alle TV curde trasmettono sia le messe di domenica sia le feste importanti come Santo Natale e Pasqua".


Shorsh Surme, giornalista curdo-iracheno corrispondente, in Italia, della TV satellitare curda


Paolo Tagliaro © 2003/04 - Tutti i diritti sono riservati