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RASSEGNA STAMPA

n. 1568 del 28/07/2008

SPIATI IN 5 MILA DAL GRANDE ORECCHIO SOTTO TIRO ANCHE CARABINIERI E DIFESA

Banchieri, 007, giornalisti e centravanti: ecco il catalogo del Tiger Team - Il comando dell'Arma sarebbe stato controllato almeno fino al settembre 2006

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MILANO - Il "grande orecchio" ascoltava e schedava tutti. Intercettando non solo i dati più riservati di ignari aspiranti dipendenti del gruppo Telecom o Pirelli, ma anche di uomini di finanza, imprenditori, giornalisti, stilisti, arbitri e calciatori. Oltre 5mila dossier, gonfi di informazioni illegalmente raccolte. E l'imponente squadra comandata dal 1996 dall'ex brigadiere Giuliano Tavaroli si era spinta anche a controllare i telefoni del "Comando generale dei Carabinieri", almeno "fino al 14 settembre del 2000". E non è questa l'unica novità che emerge dalle carte che la procura di Milano ieri mattina ha messo a disposizione dei 34 indagati dell'affaire Telecom.

Identica procedura per il "Ministero Affari Esteri" e per quello della "Difesa". L'utilizzo che veniva poi fatto di questi dati, al momento, è ignoto. E visto il muro che è stato eretto alle domande dei magistrati sull'argomento, molto probabilmente sarà difficile scoprire la verità. Ma incrociando i riscontri investigativi con la storia degli ultimi anni, appare poco verosimile che queste informazioni riservate fossero di stretta competenza dell'attività svolta dal colosso telefonico.

L'intreccio con Abu Omar

Tra le carte divenute pubbliche ieri mattina, si scopre, per esempio, come la struttura creata dall'ex uomo dell'Arma abbia controllato il telefono cellulare di Stefano D'Ambrosio, l'ufficiale del Sismi che, guarda caso, nell'estate del 2003 ha messo la procura di Milano sulle tracce dei responsabili del rapimento dell'imam di viale Jenner Abu Omar. D'Ambrosio, ai procuratori aggiunti Spataro e Pomarici, ha fatto mettere a verbale che il suo superiore, Marco Mancini, "si era offerto alla Cia per fare il doppio gioco". Difficile non ipotizzare che Tavaroli, mettendo sotto controllo il cellulare di D'Ambrosio, non tentasse di aiutare l'amico di infanzia Mancini, come lui ora finito nel calderone dell'inchiesta.

Finanza spiata

Il solerte ex carabiniere, nelle vesti di manager, aveva anche deciso di mappare illegalmente il mondo dell'alta finanza italiana. Ecco dunque spiegati i controlli delle utenze fisse della sede milanese della banca Antonveneta e di quella romana della Banca di Roma. Proprio su queste rotte, tra il 2004 e il 2005, si giocava una partita importante per il destino del gruppo Rcs (di cui Tronchetti Provera è azionista), poi fallita con l'intervento della magistratura.

Lo zelante Tavaroli non faceva sfuggire niente al grande orecchio. Sotto la sigla "Marcho", il pool di investigatori fuorilegge aveva almanaccato le informazioni riservate su personaggi di primo piano della finanza italiana. Accertamenti illegali sul patrimonio del presidente di Banca di Roma (oggi di Mediobanca) Cesare Geronzi, sul costruttore romano Pierluigi Toti, sull'avvocato Vittorio Ripa di Meana, su Emilio Gnutti, sul politico di Forza Italia Aldo Brancher. Stessa sorte per il numero due di Abn-Amro, l'olandese Jan Maarten De Jong. Un dossier se lo è conquistato anche Marcellino Gavio. Al leader privato delle Autostrade, la Security Telecom ha dedicato un dossier personale, titolo: "Marcellino".

Tra le infinite attività della squadra di Tavaroli, una morbosa curiosità sulle proprietà di Alessandra Facchinetti, figlia di un componente dei Pooh, oggi stimata stilista per il gruppo Valentino. Il suo dossier riporta la sigla "Cestino 3". Decine gli accessi abusivi all'anagrafe tributaria effettuati ai suoi danni. A cosa servivano quei dati? Coincidenza vuole che, proprio in quel periodo, la Facchinetti fosse in causa con il gruppo Prada per una clausola contrattuale che, a detta del gruppo di Patrizio Bertelli, non sarebbe stata rispettata.

Il calcio nel mirino

Lunghissimo l'elenco di uomini legati al calcio finiti nel mirino della Security Telecom. Non c'è stato solo il nome di Luciano Moggi, l'ex direttore generale juventino travolto da Calciopoli, nel calderone delle intercettazioni illegali. Per sapere se i trofei bianconeri fossero stati vinti all'insegna della trasparenza, Tavaroli avrebbe messo sotto controllo anche i cellulari della "Gea", la società di rampolli della finanza che gestiva molti calciatori. E si sarebbe spinta anche sulle utenze dell'ex presidente della Figc, Franco Carraro, degli arbitri Salvatore Racalbuto e Massimo De Santis.

Evidente il nesso tra queste operazioni e il rapporto tra Marco Tronchetti Provera e l'Inter dell'amico Massimo Moratti. Il brigadiere, per capire il motivo di tanti insuccessi inanellati dalla presidenza morattiana, si sarebbe mosso. Ovviamente con i suoi strumenti e, secondo le conclusioni dell'inchiesta, di sua spontanea iniziativa. Nello stesso modo si sarebbe arrivati a spiare Christian "Bobo" Vieri, che si è ritrovato anche il cellulare sotto controllo. Misteriosa l'analisi sul difensore Dario Simic. Sul trentatreenne croato, la Security Telecom ha effettuato una serie di accessi abusivi sull'anagrafe tributaria. (Emilio Randacio)


La Repubblica, 22.7.2008


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