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n. 1579 del 01/08/2008

KIRKUK : MANIFESTAZIONE PACIFICA SI TRASFORMA IN UN MASSACRO

La decisione arbitraria e l'approvazione da parte del parlamento federale iracheno - a maggioranza araba - della legge 24 sulle elezioni provinciali, che autorizza che a scegliere i membri dei consigli provinciali siano i partiti politici e non i cittadini, come invece previsto dalla nuova costituzione dell'Iraq, ha fatto preoccupare i Curdi.

Infatti senza dubbio, nel caso della città curda di Kirkuk, la nuova legge crea seri problemi che potrebbe trasformarsi in un scontro tra le varie etnie come Curdi, Arabi originari, Turcomanni, Assiro-Caldei, che sono presenti in questa città e che convivono da secoli.

Proprio per queste preoccupazioni, più di 150 mila persone hanno manifestato pacificamente contro la legge elettorale di recente approvata dal Parlamento, quando improvvisamente una donna kamikaze si è fatta esplodere in mezzo ai manifestanti uccidendo 35 persone e ferendone più di 180.

I problemi della città di Kirkuk, famosa per i suoi giacimenti petroliferi, sono cominciati quando il regime di Saddam ha cominciato ad arabizzare la città, importando con la forza gli Arabi delle paludi del Sud dell'Iraq e deportando o costringendo la popolazione curda di abbandonare la propria città. Cosi il regime cercava di dimostrare che la città di Kirkuk non è una città curda e non fa parte dal territorio del Kurdistan, ma è una città a maggioranza araba.

Si sperava che, dopo la caduta del regime, il nuovo governo e il parlamento potessero risolvere per sempre questo problema applicando l'articolo 140 della Costituzione, che dà la possibilità ai cittadini di scegliere attraverso un referendum se rimanere sotto il governo centrale di Baghdad o tornare fa parte della regione del Kurdistan.

Purtroppo quello che è successo durante la pacifica manifestazione dei cittadini curdi di due giorni fa (erano presenti anche i gruppi appartenenti alle etnie araba, turcomanna e assiro-caldea) è stato un attacco al processo di democratizzazione e di riconcliazione nazionale dell'Iraq, che con molta fatica cerca di andare avanti.


Shorsh Surme, giornalista curdo-iracheno corrispondente, in Italia, della TV satellitare curda


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