Continua l'esodo di massa dei Cristiani dalla città di Mossul, la vecchia Ninive, verso le città curde nel Kurdistan dell'Iraq. Infatti, in tre giorni 1000 famiglie hanno abbandonato le loro case e le loro chiese per paura di essere uccisi dai terroristi, che ultimamente hanno preso di mira proprio la comunità cristiana.
Da due giorni le autorità locali sembrano determinate a rafforzare la protezione dei loro quartieri. Due brigate sono state inviate nei due quartieri cristiani maggiormente minacciati che sono: il quartiere di Tahrir e Suker. Monsignor Yosif Biniamin, in una intervista con il quotidiano curdo Khabat, ha ringraziato le autorità della regione del Kurdistan per l'aiuto che stanno dando alla popolazione cristiana in fuga.
Dal 28 di settembre scorso sono stati assassinati 11 cristiani. Non è stato risparmiato neanche un disabile. Infatti, Ziad Kamal è il nome del giovane disabile 25enne, proprietario di un'attività commerciale in città - possedeva un negozio nel quartiere di Karama - che è stato prelevato da un gruppo armato all'interno del suo negozio e condotto in un luogo poco distante, dove è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Un'impennata delle violenze che ha anche indotto papa Ratzinger ad esprimere "allarme e grande sofferenza".
Come se non bastassero le azioni terroristiche nei confronti della comunità Cristiana, non solo a Mussul ma anche al centro e al sud dell'Iraq, i Cristiani hanno ricevuto un'altra batosta sia da parte del governo di Al Maliki sia dal parlamento federale. Infatti, il parlamento - a colpi di maggioranza e col beneplacito del governo - ha cancellato l'articolo 50 della Costituzione che dava il diritto a tutte le minoranze, come Cristiani, Assiro-Caldei, Yazidi e Shabak, di avere un loro rappresentante al Consiglio Provinciale.
Questo atteggiamento del parlamento a maggioranza Sciita ha creato seri problemi particolarmente tra i Curdi e le alleanze sciita, perché i Curdi chiedono, oltre al ripristino della legge 50, che il parlamento applichi l'articolo 140 che riguarda la città di Kirkuk a maggioranza curda.
L'articolo 140 delinea un piano in tre fasi per rimuovere ogni traccia della politica di 'arabizzazione' del regime dittatoriale di Saddam Hussein. La Costituzione prevede un censimento seguito da un referendum sul destino della provincia, dopo che la situazione si sarà normalizzata. Ma pare che purtroppo sia il governo di Al Maliki sia il Parlamento dell'Iraq federale non vogliano affrontare e risolvere questo problema.