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n. 1667 del 11/01/2009

GAZA, IL PROCESSO DI PACE È MORTO

Nel 2005, dopo 38 anni, il ritiro israeliano da Gaza aveva dato la speranza che la pace tra i due popoli potesse finalmente diventare una realtà, anche se lo stesso Israele era consapevole che era impossibile dialogare con Hamas, che nel suo statuto non parla di uno Stato palestinese ma bensì della distruzione totale d'Israele.

E' dal 1948 che questo popolo sfortunato, i Palestinesi, vengono sempre strumentalizzati dai Paesi della regione, in primis dai Paesi cosìdetti fratelli Arabi, che si sono sempre dichiarati paladini della questione palestinese, in realtà non hanno mai dato alcun appoggio, semmai hanno cercato di eliminarli.

Basti pensare al settembre nero, quando nel 1970 il Re hashemita Hussein di Giordania si mosse per reprimere un tentativo delle organizzazioni palestinesi di rovesciare la sua monarchia. L'attacco provocò pesanti perdite fra i civili palestinesi.

Il massacro al campo profughi di Tel al Zaatar, che conteneva 50000 profughi, fu compiuto dalla Siria nel 1976 e fu comandato dal generale baathista Hafez al Assad, che non aveva alcuna intenzione di assistere senza intervenire alla formazione di un governo arabo-palestinese fortemente aggressivo in un Paese come il Libano, che considerava parte integrante della propria sfera d'influenza.

Infatti, il primo giugno 1976 un corpo di spedizione, forte di ben diecimila soldati e duecentocinquanta blindati, passò la frontiera siro-libanese, il campo fu attaccato brutalmente, e gli assedianti impedirono l'ingresso nel campo di cibo e acqua e gli abitanti iniziarono a morire di fame e di sete.

Le posizioni assunte anche in questo momento dai Paesi arabi si comprendono alla luce dei contrasti e delle alleanze nel gioco della leadership nel mondo arabo.

Ora, una domanda mi sorge spontanea. Cosa vuole Hamas? La risposta potrebbe essere la guerra eterna. I bombardamenti israeliani in questi sette giorni hanno causato 470 morti, ma queste perdite dei civili innocenti sono sicuramente da attribuire ad Hamas.

Possiamo e dobbiamo essere critici con i metodi di bombardamenti deciso del governo isrealiano, ma si deve sempre partire dal presupposto che è stata Hamas a volere questo massacro. Hamas sa che per ogni missile al Qasam sparato sulle zone limitrofe e sui cittaddini civili Israeliani, Israele risponde con molti più missili. Quindi sono quelli di Hamas a volere la morte del loro popolo. Infatti, è straziante vedere i bimbi uccisi dai bombardamenti.

I dirigenti di Hamas devono sapere che l'unica strada percorribile è quella di pace e di dialogo diretto con lo Stato d'Israele e senza alcun intermediario.


Shorsh Surme, giornalista curdo-iracheno corrispondente, in Italia, della TV satellitare curda


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