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n. 1821 del 09/10/2009

IRAN: ARMAMENTI E CRISI INTERNA

E’ mai possibile che Muhammad Ahmadinejad pensi solo agli armamenti in un paese che ha dei problemi enormi a cominciare delle proteste dei giovani, la situazione economica, l’isolamento dell’Iran dalla comunità internazionale?

E' dal 12 giugno che gli studenti e i giovani, in generale, continuano a protestare per la riconferma di Ahmadinejad a presidente della Repubblica Islamica dell’Iran. Parlo dei giovani e delle donne - le donne sono il principale motore del progresso verso il cambiamento - e volutamente non desidero parlare dei signori cosidetti riformisti come l'ex primo ministro Mir Hossein Mussawi o Hojjat al-Eslam Mehdi Karrubi, ex presidente e fondatore dell'Associazione dei Clerici Combattenti, che in tutti questi anni non hanno fatto niente per i giovani e per le donne che sono la stragrande maggioranza della popolazione iraniana.

Quello che sanno fare è solo mostrare i muscoli. Infatti, proprio l'altro ieri le Guardie della rivoluzione, corpo d'élite della Repubblica islamica, hanno lanciato lo Shahab 1, 2 e 3 in un frangente di forte tensione con l'Occidente sul nucleare iraniano, dopo che la scorsa settimana lo stesso Ahmadinejad aveva ammesso che stanno costruendo un secondo impianto per l'arricchimento dell'uranio.

Il regime islamico per la prima volta dalla caduta dello Shah dell'Iran (1953-1979) affronta la sua prova più dura, ma non contro i nemici di sempre, Israele, Stati Uniti o Sunniti, ma di fronte ai suoi cittadini. Dal 1979, quando più di 5 milioni sono scesi nelle strade iraniane al seguito dell'Ayatollah Ruhullah Khomeini al suo ritorno dal suo lungo esilio in Francia per guidare la rivoluzione islamica, l'Iran non aveva rivissuto le manifestazioni di massa che vediamo oggi, nate spontaneamente in seguito alle critiche e dubbi sulla pulizia del processo elettorale che ha avuto luogo il 12 giugno.

Dall'anno 559 aC, quando il Grande Ciro fondò l'impero persiano, la vita di questa nazione è stata forgiata dalla sua lotta contro le grandi potenze mondiali e la corruzione della loro stessa élite. Ora, ancora una volta, l'Iran sta lottando per trovare la strada giusta verso la libertà.

I popoli dell’Iran, Persiani, Curdi, Azeri Bakhtiary, Arabi, Lor, Ebrei e Turkmeni sono consapevoli che Ahmadinejad sta giocando con il fuoco e sta mettendo a rischio l’intero paese, e non solo, ma tutto il Medio Oriente, già fragile, con il pericolo di una nuova guerra.


Shorsh Surme, giornalista curdo-iracheno corrispondente, in Italia, della TV satellitare curda


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