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n. 590 del 23/06/2004

DODICI PUNTI SULLA SANITA' A PADOVA E PROVINCIA PER IL CENTROSINISTRA

Dodici punti per il centrosinistra sulla Sanità a Padova e Provincia. Che consideriamo fondamentali per una cultura della Sanità che si opponga a ciò che c'è. Dodici punti su cui costruire un progetto in vista del dibattito sul nostro futuro che superata oramai la scadenza elettorale dovra' inevitabilmente aprirsi su tali questioni,e che noi vogliamo che si apra.

1. ETA' ANZIANA ED ASSISTENZA Riteniamo che il progetto dell'assistenza domiciliare integrata sia pressoché totalmente rimasto sulla carta e l'età anziana in condizioni di malattia nei centri storici e in provincia sia lasciata a se stessa e alle possibilità del proprio portafoglio (o a quello dei propri figli) che spesso è misero. La malattia, il dolore e le problematiche del morente devono essere messe al centro dell'interesse delle istituzioni democratiche.

2. OSPEDALI PROVINCIALI Ribadiamo la nostra contrarietà al drastico tentativo di ridimensionamento in corso. Ogni struttura ha specialità e collocazioni territoriali che sono per la popolazione irrinunciabili. E i pronto soccorso non possono distare decine e decine di chilometri dalle esigenze della popolazione. Ragionare in termini di budget su questo è criminale!

3. CASE DI RIPOSO Dopo la sciagurata chiusura del Geriatrico a Padova, temiamo ridimensionamenti anche in provincia. Le rette degli anziani iniziano, anche nel pubblico e non da ora, ad avere costi spropositati e ampiamente al di sopra delle loro possibilità. Il personale sotto numero è in grave sofferenza pressoché ovunque, anche nelle residenze private, con stipendi da vergogna in rapporto alla particolare durezza del loro impegno lavorativo.

4. CEOD La non-rete dei Centri Educativi per la Disabilità (CEOD), in parte in mano al cooperativismo privato, necessita un potenziamento qualitativo e quantitativo, anche nell'accoglimento, e non ridimensionamenti, e una corresponsione economica dignitosa per chi vi opera. Ci pare impensabile che operatori socio-sanitari che lavorano con disabilità gravissime spesso non raggiungano gli 850 euro di stipendio. Ne va della vita quotidiana e della dignità delle persone con handicap, ne va della possibilità di aggiornamento (metodi come il TEACCH per le persone con autismo stentano a decollare non solo per ritardi culturali, ma anche per problemi di ordine economico), ne va della dignità di famiglie tanto duramente provate.

5. AZIENDALIZZAZIONE ED OSPEDALI Non è un destino. E' un fenomeno che si può rendere reversibile. Abbiamo anche i "partiti-azienda" ora, liberiamoci almeno degli "ospedali-azienda". Che gli ospedali restino al pubblico, senza smanie americanizzanti e privatizzanti. Le logiche aziendali ridurranno fatalmente anche i più elementari diritti sindacali e di dissenso degli operatori del settore, medici compresi.

6. RAZIONALIZZAZIONE Dietro questo termine si cela tanto del peggio esistente. E' necessario invece che la "macchina" razionalizzi se stessa e i propri privilegi economici e professionali e non sempre gli stipendi degli operatori più umili e le loro sempre più precarie condizioni di lavoro.

7. POSTI LETTO Negli ospedali di Padova interi reparti sono stati dimezzati dietro indicazione della Regione Veneto, e i suoi assurdi parametri gestionali. Ci chiediamo cosa ci sia rimasto da tagliare ancora. E poi le aziende ci dicono, e dicono al pubblico e ai giornali, che lavorano per il paziente!

8. RAPPRESENTATIVITA' Nel vecchio Consiglio Comunale della città di Padova sedevano 12 medici di cui 5 primari! Così a livello di parlamenti, regionali, nazionali, europei! Massimo rispetto dal punto di vista professionale. Ma intere fasce di lavoratori sanitari e socio-sanitari non hanno alcuna rappresentanza, e sono migliaia. Che ci sia spazio anche per loro, e non solo per le ossessioni di potere del grande primariato, del baronato, degli accademici (che di potere ed influenza ne hanno già abbastanza).

9. RETRIBUZIONI Un operatore socio-sanitario in un reparto guadagna 951 euro al mese. In un CEOD non arriva a 850. Un infermiere arriva a 1250. Con carichi di lavoro e di responsabilità gravosissimi. A tutto ciò dobbiamo porre rimedio, subito.

10. CONDIZIONI DI LAVORO, CONDIZIONI DI VITA In alcuni reparti per 11 ore notturne ci sono 2 infermieri, da soli, per 50/60 persone, anche gravi. Nelle case di riposo è persino peggio. Quale la "organizzazione del lavoro"? Quali le condizioni di vita degli operatori sanitari? Quali le condizioni di assistenza dei pazienti? Quali le risposte rispetto all'urgenza?

11. SPECIALIZZANDI A nessuna delle domande poste dai giovani medici specializzandi è stata data risposta degna. Si battono da anni perché venga riconosciuta al loro lavoro la dignità di essere tale. Sono coloro che nei fatti tengono in piedi l'ospedale, e con borse di studio di 950 euro, con orari lunghissimi, senza maternità, con pochi diritti.

12. CULTURA Nulla si fa per pensare la Sanità. Tutto discende dai vertici. I "signori del budget" della Regione e il loro funzionariato locale dimostrano che la loro condotta è totalmente dedicata, come cultura, come "forma mentis", al contenimento dei costi e al dimezzamento dei posti letto; con un continuo interesse ad aprire varchi dal pubblico verso il privato. Nessuna figura di mediazione culturale viene nemmeno immaginata, a fronte dell'arricchimento multietnico anche nel nostro ambiente di lavoro.

Su questo intendiamo aprire un dibattito pubblico al fine di costruire una cultura del sanitario radicalmente diversa dall'esistente che a Padova e in provincia di Padova ci pare non esista o non sia sufficientemente forte e impegnata. Con al centro la gente e i loro bisogni, e non il budget e le sue assai discutibili "necessità".


Gianni Buganza - Portavoce del Tavolo dei Laici


Paolo Tagliaro © 2003/04 - Tutti i diritti sono riservati