Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
“Arrendetevi!” con questo ultimatum Ignazio Messina, segretario dell’Italia dei Valori ha chiuso i lavori del convegno annuale IdV, svoltosi a Sansepolcro (AR) dal 3 al 5 ottobre 2014, un avvertimento davvero per nulla originale. Era infatti il 22 febbraio 2013 quando Grillo, dal palco di Piazza San Giovanni in Roma, rivolto alla “casta” dei politici urlava "…per questa gente è finita…" aggiungendo che “…sono sconnessi da ogni cosa. Arrendetevi. Siete circondati!”. Ma contrariamente a Grillo, Messina non si rivolge alla classe politica bensì a quelli che vorrebbero “bucare le ruote di IdV” perché sappiano bene che “… le ruote della nuova IdV sono corazzate…” chiarendo che “…andrò io personalmente sul territorio per sputtanare tutti quei delinquenti che mettono a repentaglio il nostro lavoro…”.
E’ l’epilogo di una tre giorni nell’ambito della quale si è consumato il definitivo (?) divorzio della nuova IdV dal suo padre (padrone) fondatore, quell’Antonio Di Pietro acclamato eroe di Mani Pulite, tenace combattente della tangentopoli in pura salsa italiana, vizietto duro a morire come i più recenti casi Expo e Mose dimostrano ancora una volta. Un tragico epilogo condito da tensioni, scontri e veleni tra i partecipanti in sala. L'ex presidente rivendica un ruolo nel rispetto della sua storia e della sua dignità di fondatore dell’IdV, la dirigenza gli rimprovera errori del passato e del presente chiudendogli ogni spazio e ogni possibilità di dialogo, il figlio Cristiano Di Pietro, per protesta, annuncia al microfono le sue dimissioni da IdV (nella enorme X rossa che, sul palco, campeggia al centro dello slogan “Valori X l’Italia” intravvede la precisa volontà di annientare la figura del padre).
Nelle settimane precedenti l’assise, l’ex presidente aveva inviato agli iscritti ben tre lettere personali nell’ambito delle quali tracciava la sua proposta di linea politica: “dobbiamo riprenderci la nostra autonomia rispetto al PD, abbandonare la nostra struttura partitica tradizionale ed infine tornare ad essere un movimento di opinione indipendente”. Appare chiara l’accusa rivolta alla dirigenza IdV di collocare il partito in una posizione subordinata rispetto al PD di renziana fattura.
E il buon Messina, nel suo intervento conclusivo si prodiga assai nel precisare che “…IdV è sulla strada giusta, che ora abbiamo riconquistato la nostra credibilità, che non siamo subordinati a nessuno e solo i nostri detrattori lo dicono…”. A dimostrazione di ciò elenca tutta una serie di temi (il referendum sulla legge Fornero, l’introduzione del reato di autoriciclaggio, l’anticipo del TFR in busta paga, la patrimoniale sui grandi patrimoni, la legge contro la violenza sulle donne, l’indicazione a sforare il 3% del rapporto deficit/pil ecc. ecc.) sui quali IdV, dice, si rende protagonista di progettualità nel centrosinistra perché “…su dieci nostre idee, quattro potrebbero essere accolte…” manifestando poi, al vicesegretario PD Lorenzo Guerini il suo disappunto perché sullo “…sblocca lavoro il PD ci ha fregato, ci ha copiato l’idea…”.
Il segretario però non convince, non riesce a sgomberare il campo dal dubbio che IdV si appresti a diventare un partito satellite del PD rinunciando così alla sua identità politica, mutuando in tal senso l’esperienza del PSI di Riccardo Nencini. Lui vorrebbe “… costruire un campo largo nel centrosinistra...” e a chi gli chiede se ora IdV si affiancherà a SEL ed altri soggetti politici e sindacali nella difesa dell’art. 18 “… dico che noi invece siamo per costruire coalizioni, non per dividere, noi siamo l’Italia dei Valori…“ e ricorda che “…il vice-segretario Guerini, il giorno prima, aveva detto chiaramente che il PD privilegerà la coalizione…” A dimostrazione di ciò fa notare che “…gli ospiti si sono disinteressati della nostra percentuale elettorale (0,66% alle ultime elezioni europee, ndr), sono venuti qui perché volevano sentire le nostre idee, noi IdV dobbiamo avere il coraggio di costruire, nel rispetto della nostra identità e senza subordinazione…”.
E sta tutto qui il nodo politico, la contestazione che l’ex presidente Di Pietro e una parte della base del partito sollevano alla neo dirigenza: l’opportunità politica, per IdV, di condividere un percorso con il PD che ora, per scelta di Matteo Renzi e complice il “Patto del Nazareno”, è accusato di “inciucio” con l’acerrimo nemico di sempre, il Cavaliere di Arcore.
E un tenace militante, venerdì sera molto tardi, erano già passate le 21.15, a nome di un gruppo di iscritti, al microfono si è sgolato per evidenziare il pericolo derivante da quest’abbraccio mortale ma, purtroppo, ha parlato di fronte ad una sala totalmente vuota e priva di qualsiasi alto dirigente del partito. Nessuno lo ha ascoltato, i più avevano le gambe già sotto il tavolo. Purtroppo non era membro dell’esecutivo nazionale e quindi, nel pomeriggio, non aveva potuto parlare perché non avente diritto di parola.
Stupisce inoltre, l’atteggiamento assolutamente compassato, quasi di indifferenza, nei confronti del loro ex Presidente Antonio Di Pietro, di alcuni degli uomini che erano stati a lui più vicini (Uggias, Zipponi, Palomba…). Nel salone, inoltre, si intravvede solo uno dei quattro candidati al recente congresso di IdV, Nicola Scalera, in posizione assolutamente defilata e deluso per la mancata cooptazione in segreteria nazionale quale espressione, dopo l’uscita di Nicolò Rinaldi, della minoranza del partito. Sabato 4 ottobre invia una lettera aperta al segretario Ignazio Messina nella quale, tra le tante cose spiega che “…purtroppo una gestione arroccata su se stessa non si è smentita in questa che non è l’unica occasione: belli i discorsi dai palchi ma questi discorsi oggi non hanno nessuna credibilità verso la gente comune (che non siano “amici degli amici”) se i discorsi non sono accompagnati da un reale cambio nelle modalità di gestione…”.
Sarà anche così però, oggettivamente, la scelta operata dal partito di far partecipare, in qualità di esponente politico, a sette degli otto “panels”, (così definiti i dibattiti organizzati per il convegno dal sempre ottimo coordinatore Ivan Rota) un rappresentante del PD (l’ottavo partecipante, il sottosegretario Zanetti, è un tecnico di Scelta Civica), non aiuta certo a sgomberare il campo dal dubbio della subordinazione. Ed è lo stesso Guerini che, al microfono, quasi avvalla questa tesi quando confessa di essersi, per vari mesi, incontrato proprio con Messina per preparare quest’appuntamento autunnale. Va rilevato che il presidente Antonio Di Pietro non è stato coinvolto, dagli organizzatori, in alcun dibattito, nemmeno su un tema a lui caro, la giustizia(!) e in un filmato auto-celebrativo, proiettato durante i lavori, composto da numerose foto ritraenti momenti di vita del partito, in oltre il 60% compariva il segretario Messina, in nessuna Antonio Di Pietro.
Ed è proprio il meccanismo che regolerà i futuri rapporti tra partiti in coalizione (le famose soglie di sbarramento) ora in discussione con l’Italicum in Parlamento, il nervo scoperto tra l’IdV e un PD notoriamente proiettato, da Renzi, verso una visione del quadro politico essenzialmente bipolare se non addirittura bipartitica. Guerini su questo ha le idee chiare perché “… noi vogliamo una legge elettorale che assicuri governabilità attraverso un premio di maggioranza che superi la frammentazione del sistema politico attuale…” Sarà perciò possibile rivedere sia la soglia di accesso al premio di maggioranza (al 40%?, ndr) che la soglia inferiore (non dichiarata, ndr) per i soggetti che si presentano in coalizione “…con la consapevolezza però che, in una democrazia bipolare, occorre trovare un punto d’incontro tra le esigenze di rappresentanza e le esigenze di governabilità..” e qui Messina subito, con un guizzo degno del miglior Paolo Rossi, lo interrompe e, rivolgendosi al suo pubblico che iniziava a rumoreggiare, sottolinea la possibile apertura sulla soglia di sbarramento: “…guardate, l’ha detto!…rivedere la soglia di sbarramento…” e poi rivolto al vicesegretario PD “…ora bisogna passare dalle parole ai fatti!..”. Guerini, imperscrutabile, con perfetto aplomb inglese, invece così conclude: “…non ha senso fare una legge elettorale che garantisca la rappresentanza dello 0,2%, su questo il PD non farà mai un passo indietro…”. E qui forse casca l’asino….
Si coglie bene nell’argomentare di Ignazio Messina – scambiato domenica, con una clamorosa gaffe, dal giornalista Attilio Romita con Ignazio Marino, sindaco di Roma - la sua pervicace volontà di infondere sano ottimismo alla sala, di voler disegnare per il partito un futuro rosa: “…dopo un periodo buio cominciamo a vedere qualche risultato, la luce…” afferma ai microfoni di Canale Italia il segretario regionale del Lazio Salvatore Doddi. Messina nelle sue riflessioni politiche vuol partire “…sempre dal bicchiere mezzo pieno…” e quindi l’Italia dei Valori ”…non deve guardare all’asticella (la soglia di sbarramento elettorale, ndr) ma al progetto del nuovo centrosinistra…” quasi a prefigurare un tacito accordo col Partito Democratico che potrebbe prevedere, per qualche esponente IdV, comunque un diritto di tribuna nelle liste elettorali dei progressisti - come fu per il partito radicale alle elezioni politiche del 2008 – nella malaugurata ipotesi che l’Italia dei Valori non riuscisse a superare la decidenda soglia di sbarramento per i partiti alleati in coalizione.
Nei vari passaggi e nei diversi interventi non sono poi mancati, da gran parte degli intervenuti, riferimenti più o meno espliciti al recente passato di Italia dei Valori, al suo ex presidente Antonio Di Pietro e alla new-wave che investe il partito del gabbiano.
Rompe il ghiaccio Giuliano Giubilei, giornalista del TG3, che, presentando il suo dibattito, annuncia che “…di fatto, oggi si apre un confronto tra il partito democratico e l’italia dei valori…con una nuova IdV proiettata verso il PD…” perché “…nel passato ci sono stati, tra IdV e PD, vari deficit di comunicazione…” (Guerini) oltre a “…momenti di costruzione e distruzione del dialogo con il PD…” (Messina). Ora “…IdV ha scelto di non essere una forza antisistema ma di dare il suo contributo al sistema…” (Paolo Liguori, giornalista Mediaset) e quindi “…il nostro cammino di questi giorni è proporre, contestare ma proporre, questo è il nostro progetto…” (Messina). Nel passato “…da entrambe le parti sono stati commessi errori reciproci, errori di percorso, e così – indicando il segretario Messina - ci siamo privati di qualificata intelligenza e rettitudine nella commissione antimafia…” e “... sentendo ora il vostro segretario mi sono convinta una volta di più come sia opportuno dare rappresentanza parlamentare alle forze politiche…” (Rosy Bindi).
Dura la chiosa finale del segretario Messina “…siamo il partito della legalità ma siamo finiti sotto il marciapiede perché abbiamo violato la legge, e quelli che son qui non l’hanno mai fatto… siamo schifati dai nostri errori che non vogliamo più commettere!...”.
E’ un’Italia dei Valori che addirittura rompe col passato, si affranca da nomi illustri che a torto o a ragione, l’hanno rappresentata. Messina non si fa scrupoli nel condannare pubblicamente la posizione assunta dal sindaco di Napoli, in quota IdV, Luigi De Magistris invitandolo alle dimissioni chiedendosi “…ma come fa un sindaco condannato in primo grado a dire ad un suo concittadino di rispettare la legge?...”. Così come il pensiero della maggior parte dei presenti in sala va all’ex europarlamentare IdV Sonia Alfano – non citata però da Messina - ora “Presidente della Commissione Antimafia europea” (così si legge sul suo blog de IlFattoQuotidiano.it), quando il segretario, parlando di lotta alla mafia dice “… dico mafia e, preciso, lotta alla mafia e non invece antimafia perché purtroppo esiste anche un’antimafia salottiera fatta solo di convegni e nulla di più…”. Cadono dei miti che al tempo, alle penultime elezioni europee, apportarono moltissime preferenze al partito.
E se a Rosy Bindi – che un grido dal parterre definisce più a sinistra di Renzi (“…questo non è difficile…” risponde lei sorridente) - il segretario vorrebbe consegnare la tessera IdV per le sue idee che lei stessa definisce “giustizialiste” verso un Paese che giudica non più normale per quanto non fa in merito a leggi contro l’autoriciclaggio, il falso in bilancio, la corruzione, l’evasione fiscale ecc. ecc., a qualcun altro (Antonio Di Pietro?) che oggi si dimostra così amante del Circo Massimo, Messina propone di regalare invece una bella biga. La “pasionaria” ringrazia, dichiara di prendere volentieri la tessera IdV anche se “…faccio già parte dei centomila (?) tesserati del PD…” in questo rinverdendo la recente polemica, che ha investito il premier Renzi sull’incredibile calo del numero dei tesserati del PD, Presidente del Consiglio che lei non perde occasione di attaccare dal palco dipietrista criticando il suo decisionismo che definisce a due velocità “…forte con i lavoratori e debole con gli evasori fiscali…”.
Era il lontano 21 marzo del 1998 quando, a Sansepolcro, duecentocinquanta persone tra parlamentari e cittadini, s’impegnavano a dar vita e corpo al progetto politico chiamato “Italia dei Valori” e, ironia della sorte, è sempre a Sansepolcro che, sedici anni dopo, cioè sabato 4 ottobre 2014, quel progetto politico, così come lo aveva ideato il suo fondatore, si chiude miseramente.
Durissimo è infatti l’attacco portato all’ex presidente dall’attuale dirigenza, un attacco pesante, sul piano personale. A lui, un giovane dirigente di 27 anni di Taranto, Luciano Pisanello, visibilmente alterato e contrariato, con gli occhi che dimostravano tutta la sua sofferenza interiore, al microfono rimprovera una serie di atteggiamenti ambigui avuti nelle ultime settimane, contrari al “manovratore”. All’ex magistrato Pisanello contesta di essersi contornato di persone sbagliate, di “yesman” che hanno massacrato la base più giovane e più idealista del partito senza che lui intervenisse. Gli ricorda che uno di questi suoi accoliti, tre anni fa, gli fece, in pieno viso, il segno di croce, come si fa ad un defunto. “…Vuoi il mio ruolo? Posso tranquillamente lasciartelo domani mattina, prenditelo!...” dice Pisanello con rabbia a Di Pietro che considerava come suo “nuovo” padre, lui che lo aveva perso molto presto, “padre” al quale ora invece è costretto a dire “…meglio non avere padri che ti ostacolano, pensaci!...” .
Non meno incisivo è il richiamo del neo segretario Messina che rimprovera a Di Pietro di non essersi reso disponibile per il partito, di non aver voluto sostenere il nuovo corso, di voler continuamente mettere in discussione la linea politica decisa all’ultimo congresso, di non aver manifestato di fronte al Tribunale di Milano contro la corruzione all’Expo “…non aveva senso che andassi io (Messina, ndr) davanti al tribunale di Milano, tu invece, con la tua storia, sì…” e in quel mentre, con uno scatto da centometrista in barba alla sua età (64 anni), Di Pietro, correndo, si fionda sul palco, acchiappa il microfono e spiega che “…non l’ho fatto perché, data la turbolenza presente al Tribunale di Milano (ricordiamo che solo qualche giorno fa è avvenuto il siluramento del vice capo procuratore Robledo, ndr) mi avevano sconsigliato dal farlo perché temevano che la mia persona avrebbe potuto politicizzare il tutto…”.
Di fronte però all’affermazione che “… la tua grande storia vale quanto tutte le altre piccole storie di questo partito…” l’ex “matador” non ci sta più e, se poco prima aveva chiarito che si rendeva disponibile a lavorare per il partito, che considerava alla stregua di un figlio, ora invece annuncia che “…data la situazione non credo di poter fare qualcosa per IdV…” e, ad un invito che giunge dalla sala, risponde “…sì certo, domani mattina consegnerò le chiavi…domani, il tempo tecnico per farlo…”.
Ed infatti, la mattina dopo, sabato 4 ottobre 2014, egli si presenta in sala Congressi per adempiere a quanto aveva promesso la sera prima. Se il neo segretario Ignazio Messina, terminato il “panel” con il vice segretario del PD Lorenzo Guerini, si trova in quel momento, con l’ospite, in conferenza stampa su un lato del salone, illuminato a giorno dalle luci delle numerose telecamere e fari, attorniato da svariati microfoni, smartphone e registratori branditi dai giornalisti accreditati al convegno, dall’altra parte, a soli cinque metri di distanza, si trova il “vecchio” presidente, col suo borsone stretto in mano, che guarda, da lontano, la conferenza stampa, il viso che tradisce una forte commozione ed una sofferenza interiori, anche lui sì illuminato…, ma solo dalla fioca luce del cellulare di qualche affezionato sostenitore che gli chiede, con il cuore in mano ed infinita stima, un ultimo “selfie”...
“…Esce Di Pietro, entra Rosy Bindi…” scherzando, il giornalista della RAI, Attilio Romita, prova ad ipotizzare il titolo dei giornali del giorno dopo. Certo è che, in quel momento, a Sansepolcro, i presenti in sala non sanno se veramente Rosy Bindi prenderà o meno la tessera IdV. Di sicuro però sanno che il loro prestigioso presidente, il magistrato Antonio Di Pietro, con passo mesto ed incerto, sta scendendo le scale del Borgo Hotel Palace, lascia il partito, non appartiene più alla (sua) Italia dei Valori…
Armando Della Bella
giornalista iscritto all’Ordine
Copyright © Sansepolcro (AR), 5 ottobre 2014