Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Non è una novità che il servizio sanitario zoppichi da tanto tempo. Lo dimostrano i lunghissimi tempi di attesa per una prestazione, il timore che alberga nell’animo di ognuno di noi quando ha bisogno dei medici e gli spiacevoli episodi di incidenti, a volte anche mortali, che fanno perdere la fiducia in quello che dovrebbe essere il comparto a cui affidarsi in tutta tranquillità perché gli mettiamo in mano la nostra vita. C’è da fidarsi?
Proprio a questo proposito, la Regione Veneto vara un piano di sicurezza per i pazienti che sono curati negli ospedali o nei distretti sanitari e per le persone non autosufficienti curate nei centri servizi. La delibera è stata approvata dalla giunta regionale su proposta dell’assessore alla Sanità, Sandro Sandri.
La figura principale è il “Responsabile delle funzioni per la sicurezza del paziente”. Sarà presente in ogni struttura regionale e sarà avviato un piano di formazione per gli operatori redatto dall’Agenzia Regionale Socio Sanitaria che si occuperà anche di stilare un rapporto annuale sullo stato di sicurezza del Servizio Sanitario Regionale. Insomma pare che sia arrivato il momento della riscossa del Servizio Sanitario della Regione Veneto.
Se questa novità saprà essere sfruttata al meglio i benefici saranno maggiori soprattutto per i pazienti che finalmente potranno godere di un servizio che veramente funziona. Le strutture ci sono, facciamole lavorare, e rendiamo la salute, che è un diritto inviolabile di tutti, più sicura. E chissà che anche le altre regioni italiane possano seguirne l’esempio.
Da quando è saltata fuori la notizia, nella Regione Veneto regna il panico. Le ASL, gli ospedali, i medici di base non riescono più a far fronte alle innumerevoli telefonate dei cittadini impauriti e preoccupati. La ragione di tutto questo? E’ lei: la meningite. Questo male che ancora oggi continua a ripresentarsi. Ma non doveva essere una malattia estinta?
In questa settimana sono già stati tre i morti per meningite fulminante, la più pericolosa. Il Ministero della Sanità fa sapere che: “la meningite è in costante diminuzione e che comunque in Italia ogni anno si verificano circa 900 casi di meningite batterica. E’ un’infiammazione delle meningi (le membrane del cervello e del midollo spinale).Circa 1/3 è causato dal meningococco C (come i casi registrati in veneto), 1/3 dallo pneumococco, gli altri casi dal batterio Emofilo ormai controllato dalla vaccinazione specifica fatta ai neonati. Il meningococco - prosegue il ministero - è un frequente abitante della nostra gola, nel 10% dei casi non dà alcun problema e solo in rari casi può diventare aggressivo e sviluppare la malattia. Il contagio avviene da persona a persona con contatti stretti ed in ambienti affollati, ma il batterio non riesce a sopravvivere nell’ambiente (se non per alcuni minuti), negli alimenti o sugli oggetti. I sintomi sono febbre, cefalea, rigidità del collo, nausea, vomito, per arrivare nei casi più gravi a convulsioni e coma. Progredisce rapidamente e se non diagnosticata per tempo, in 24-72 ore si può morire. E’ una malattia infettiva grave ma curabile.
A questo punto ci si chiede :”Se è considerata tale, perché la gente ha paura? Come ci si deve comportare?” Dalle ASL fanno sapere di stare tranquilli perché il focolaio è circoscritto, già, ma questo fino a ieri, visto che proprio oggi è arrivata la notizia del nuovo caso di ricovero all’ospedale di Padova di uno studente universitario residente a Conegliano Veneto. Le condizioni sono gravi ed è in prognosi riservata.
Di fronte a tutto questo è giusto che i cittadini reagiscano con incontrollata paura ed è inutile aspettare e perdere altro tempo, meglio far partire subito le vaccinazioni di massa e non il 27 dicembre come hanno deciso le ASL di Pieve di Soligo, Asolo e Treviso. Si possono capire i tempi tecnici di cui si ha bisogno per organizzare tutto, ma davanti a certe situazioni che già inizialmente presentavano una cetra pericolosità e urgenza bisognava muoversi subito. Il contagio è veloce non lo si può controllare in maniera totale, quante persone dalla sera dell’8 dicembre hanno incontrato altre persone di altre zone, ed ora, con le vacanze di Natale alle porte, gente che parte gente che arriva. Non stanno tranquilli né bambini, né giovani, né adulti.
Il provvedimento riguarderà i giovani dai 15 ai 29 anni di età. E quelli dai trenta in poi? Si tappano in casa? E’ giusto invece che ci si possa vaccinare tutti indistintamente. Anche i luoghi di lavoro potrebbero essere a rischio, non si può sapere che tipo di vita conducono le persone che ci stanno a fianco durante le ore di lavoro. Non bisogna discriminare. Allora, non è questa un’altra contraddizione della stravagante Italia? Pensiamoci su.
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