Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ci risiamo. Un anno fa, il ministro della difesa, Clemente Mastella, col figlio Elio, andava al Gran Premio di F1 di Monza con un volo di Stato, un Airbus da 48 posti. Il volo verrà a costare circa 20 mila euro. Nello stesso volo c’era anche il vicepremier, Francesco Rutelli, che successivamente preciserà che il suo era un “preciso compito istituzionale”. Precedentemente l’ex comandante della GdF, il generale Roberto Speciale, usò con disinvoltura gli aerei militari facendosi portare, da un Atr-42, sulle Dolomiti, una cassa con aragoste e spigole fresche.
Poco dopo - rendiamo merito - il governo Prodi, sull’onda dello scandalo, nello stesso mese di settembre 2007 emanò nuove regole in materia che restringevano l’uso degli aerei di Stato riservandoli alle più alte cariche istituzionali: Presidente della Repubblica, Presidenti di Camera e Senato, Presidenti del Consiglio, ex capi di Stato. L’utilizzo poteva avvenire solo per precisi motivi istituzionali. I ministri potevano usufruire dei voli di Stato solo se dimostravano che non vi fossero altri voli di linea. Viceministri, sottosegretari ed altri erano decisamente esclusi. In pochi mesi si risparmiarono ben 12 milioni di euro (circa 24 miliardi del vecchio conio).
Recentemente, sulla Gazzetta Ufficiale del 22 agosto u.s., compare una Direttiva del presidente del Consiglio sul trasporto aereo di Stato che precisa che, d’ora in poi, sia pure “in via del tutto eccezionale e previa rigorosa valutazione, è consentito l’imbarco a persone estranee alla delegazione ma accreditate al seguito dall’autorità, in relazione alla natura del viaggio, al rango delle personalità trasportate, alle esigenze protocollari…”. Una formula vaga che permette di ampliare nuovamente la gamma dei possibili utilizzatori dei voli di Stato, il tutto a spese del cittadino contribuente.
Incredibile! In un momento così difficile per il Paese aggravato dallo spettro della recessione, con lavoratori che rischiano il posto di lavoro (Alitalia), si ripristina, quatto quatto, un privilegio di Stato.
Per non parlare del volo Alitalia Fiumicino-Villanova D’Albenga, collegio elettorale del ministro Scajola, linea quotidiana istituita nel 2002 e caratterizzata da qualche decina di passeggeri, tratta che successivamente fu dismessa quando fu dimesso il ministro e successivamente ripristinata, da AirOne con contributi pubblici, quando Scajola ritornò come ministro per l’attuazione del programma di governo. Ora è ritornato il governo Berlusconi e Scajola è nuovamente ministro delle Repubblica. Ed il volo? Riesumato, of course!
E’ proprio vero! Il lupo perde il pelo ma non il vizio… Ma forse non è sempre così. Riccardo Capecchi, giovane funzionario della presidenza del Consiglio dell’ultimo governo Prodi, fu ripreso anche lui mentre saliva la scaletta del famoso aereo che portò, a spese nostre, Rutelli e Mastella al Gran Premio di Monza. Non ha gridato al complotto, non ha invocato superiori ragioni di Stato. Ha semplicemente ammesso di aver approfittato del passaggio e ha immediatamente rassegnato le dimissioni irrevocabili dall’incarico. Non le ha minacciate per poi ritirarle. Le ha date per davvero! Forse la speranza in una nuova classe politica eticamente e moralmente all’altezza c’è ancora…
Uno così sarà stato sicuramente candidato ed eletto, nell’aprile del 2008, al Parlamento Italiano, voi, gente di buona fede, penserete. No, non sprecate il vostro tempo in inutili ricerche sul sito della Camera. Non c’è!
L’argomento della sicurezza è uno dei temi più trattati in questi ultimi tempi. Si discute su criminalità, extracomunitari, clandestini e di quali possano essere le scelte più adeguate per arrivare alla soluzione di questo problema che ha assunto dimensioni veramente notevoli e preoccupanti a tal punto che, recentemente, alcuni Sindaci del Nord hanno assicurato, a spese del Comune, i loro concittadini contro furti, rapine e scippi. Così, già da un mese o poco più, a coadiuvare le Forze dell’Ordine è arrivato l’Esercito.
Il Governo ha inviato nelle maggiori città italiane tremila militari a pattugliare strade e piazze. A detta del ministro dell’Interno Maroni i risultati, dopo un mese dall’avvio dell’operazione, sono molto confortanti.
Da sempre sosteniamo che la “percepita” presenza dello Stato, sul territorio, costituisce valido deterrente alla delinquenza oltre al garantire la certezza della pena. Se da una parte quindi è comprensibile il compiacimento con il quale, non solo uomini politici, ma anche semplici cittadini hanno accolto la comparsa dei soldati sulle strade, dall’altra non possiamo noi, per nostra natura e scelta vigili controllori su sprechi e privilegi, non sollevare alcune perplessità di metodo.
E’ provato che in Italia il rapporto tra il numero degli addetti alle forze di sicurezza ed il numero degli abitanti è di gran lunga superiore agli altri paesi europei: 1 addetto ogni 175 abitanti in Italia contro, ad esempio, 1 addetto ogni 400 abitanti in Germania. Siamo perciò convinti che il ricorso al contingente militare potesse benissimo essere evitato attraverso una migliore razionalizzazione ed utilizzazione degli agenti impegnati in funzioni di supporto a quelle operative in senso stretto.
A questo si aggiunga l’impossibilità di conferire ai soldati le medesime attribuzioni di competenza delle forze di polizia, col risultato, quindi, di assistere al lavoro di pattuglie miste di agenti e militari dove, più che provvedere alla sorveglianza del territorio, le forze dell’ordine hanno la preoccupazione di addestrare i soldati controllando altresì che essi non esulino dall’ambito ristretto delle loro competenze. Né è condivisibile che, in un momento così delicato per la sicurezza, si decida di tagliare, dal bilancio della Stato, centinaia di milioni di euro dal fondo destinato alle forze di sicurezza.
Non giova inoltre dare all’Europa l’immagine di un paese militarizzato: non rappresenta una prova di forza ma di debolezza nell’incapacità di saper gestire, nell’ordinario, la propria sicurezza interna. Così si spiega la decisione del neosindaco di Roma, Alemanno, di interdire tassativamente ai militari, il centro storico della città, non meno segnato dall’insicurezza di quanto lo siano le periferie, sottolineando così l’effetto psicologico negativo che una simile presenza porta con sé.
Triste giorno davvero quello nel quale un ministro della difesa possa affermare che sì è disposto l’impiego dell’esercito perchè è quello che chiedono i cittadini. Di questo passo si può intravedere il momento ancora più triste in cui, ragionando con la stessa logica, si potrà giungere a introdurre la pena di morte letteralmente a “furor di popolo”.
Che la questione dell’allargamento della base americana a Vicenza stesse facendo discutere lo si sapeva già, ma superare il limite del vivere civile è proprio troppo! Ormai si è probabilmente arrivati alla stretta finale, anche se il referendum indetto per il 5 ottobre 2008 è stato definito dal Governo inopportuno - a seguito degli impegni presi con gli Stati Uniti - ed è di questi giorni la notizia che il Consiglio di Stato ha impedito la consultazione dopo che il TAR del Veneto, invece, l’aveva consentita.
Noi “CITTADINI ATTIVI” siamo favorevolissimi all’utilizzo, su temi locali, dell’istituto del “referendum” che consideriamo una delle più alte espressioni di democrazia partecipata, soprattutto quand’esso riguarda decisioni che impattano sul territorio dove viviamo. Spesso la politica si richiama all”autodeteminazione dei popoli”. Oggi si parla sempre e solo di federalismo “fiscale”. Perchè non parlare anche di federalismo applicato alle decisioni su problemi locali piuttosto che, invece, avocarle sempre centralmente?
Numerose sono state le manifestazioni organizzate dal comitato “NO Dal Molin”. Non ultima quella realizzata il 14 settembre 2008 in cui sono accaduti incidenti e scontri con le forze dell’ordine che hanno caricato i manifestanti che, in atteggiamento pacifico, seduti in terra, senza alcuna arma, esprimevano solo il loro dissenso. Sono stati caricati più volte senza distinzione, compresi donne e bambini, una violenza gratuita ed inaudita. E stata cercata una mediazione con il Vicequestore, con il Comune che non è intervenuto in alcun modo.
Il loro unico “errore” è stato quello di voler costruire una simbolica torretta davanti alla base USA (con tutti i permessi chiesti ed ottenuti da Comune e Questura), per sorvegliare che i lavori non iniziassero o che venisse fatto alcunché di nascosto.
Ora, la questione da sollevare non è se si è favorevoli o meno ad ampliare la base, ma ben più grave: le violenze subite dai cittadini che manifestavano una loro opinione in maniera tranquilla! Dov’è finita la democrazia che la Costituzione ci ha insegnato e i politici decantano con tanta faciloneria? Dove sono andati a finire i diritti che possiamo esercitare? A quanto pare ci toccano solo doveri, dare...dare…dare… siamo un popolo di donatori, che riceve pochissimo o nulla in cambio, ma i donatori hanno già esaurito le riserve.
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